Banche italiane e aziende cinesi: sfide e opportunità per investitori e trader

Ufficio Studi Money.it

23 Aprile 2019 - 10:54

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Sono molti i temi di interesse che riguardano il comparto bancario italiano e le principali società della seconda economia mondiale. Di recente SG ha messo a disposizione dei trader e investitori italiani i primi Certificate a Leva Fissa 7x che permettono di puntare su questi due temi

Banche italiane e aziende cinesi: sfide e opportunità per investitori e trader

Recentemente Société Générale ha ampliato la propria gamma di Certificate a Leva Fissa quotati sul SeDeX di Borsa Italiana con un’emissione ricca di novità. Fra queste l’introduzione dei primi certificati a leva 7 che permettono di operare sull’indice delle banche italiane e su quello delle società cinesi a maggior capitalizzazione.

Novità assoluta sul mercato dei certificati in Italia, questi strumenti permettono ad investitori e trader italiani di poter prendere posizione su due importanti temi d’investimento. Vediamo nel dettaglio quali sono i sottostanti di questi strumenti innovativi e le loro caratteristiche salienti.

Banche italiane, contesto sfidante ma con diverse opportunità

Le banche italiane vengono da un primo trimestre positivo. Le attività di de-risking messe in campo nel 2018 dagli istituti più esposti sul fronte degli NPL hanno portato i loro benefici. In Borsa le azioni dei principali istituti italiani stanno scambiando in prossimità dei livelli dello scorso autunno. Nel prossimo futuro potranno godere di ulteriori sviluppi positivi grazie al nuovo programma di TLTRO in arrivo in autunno dalla BCE. Senza dimenticare il processo di aggregazioni che potrebbe prendere il via, in primis con le possibili nozze tra Deutsche Bank e Commerzbank.

L’altra faccia della medaglia è invece rappresentata dalle numerose sfide che attendono il settore creditizio del Vecchio Continente. In primo luogo la sfida della redditività in un contesto di tassi d’interesse che rimarranno bassi ancora per molto tempo, come ricordato dal Consiglio direttivo della BCE nelle ultime due riunioni. Un ambiente dove diventa sempre più difficile trovare fonti di ricavi capaci di mantenere i margini degli istituti su livelli accettabili. Sullo sfondo la questione dell’economia globale: senza crescita diventa ancora più difficile poter contare sulla domanda di prestiti. Ultima questione, ma non per importanza, quella dello scenario politico europeo che con le elezioni europee di maggio potrebbe virare verso nuovi assetti meno market friendly rispetto a quelli attuali.

Esposizione a leva sul settore bancario italiano

Numerosi e anche controversi sono dunque i temi che interessano il comparto bancario. Proprio queste tematiche potrebbero rappresentare la leva per diversi movimenti di mercato nel corso dei prossimi mesi. Movimenti, anche di breve, che possono essere cavalcati anche con il nuovo Certificate Leva Fissa 7X sul FTSE MIB Banks di SocGen (codice ISIN LU1981866194). Il sottostante del Certificate è il FTSE MIB Banks 15% Capped Net Tax Index, ossia un indice azionario che raggruppa i titoli delle 7 maggiori banche italiane: Banco BPM, Bper Banca, Finecobank, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, UBI Banca e Unicredit.

Il FTSE MIB Banks 15% Capped Net Tax Index; fonte: Bloomberg

Grazie allo spunto rialzista che ha interessato il mercato nei primi quattro mesi del 2019 l’indice delle banche italiane ha guadagnato il 24,21% da inizio anno, riconquistando i livelli abbandonati ad ottobre 2018 in area 9.520 punti. Al momento dell’ingresso dei Certificate SocGen sul SeDeX, la capitalizzazione di mercato del FTSE MIB Banks 15% Capped Net Tax Index è pari a 16,54 miliardi, con l’indice che prezza un multiplo P/E a 11,70x e un dividend yield del 3,27 per cento.

Analisi tecnica. Il rally del FTSE MIB Banks 15% Capped Net Tax Index è partito in ritardo rispetto al mercato di riferimento, riuscendo però nelle sedute fra febbraio e aprile a recuperare il tempo e soprattutto il terreno perduto. Il breakout delle resistenze a 9.000 punti ha comportato ad un’ulteriore accelerazione delle quotazioni, che ora sembrano giunte sui massimi dall’ottobre 2018 un po’ tirate, soprattutto sugli indicatori di forza relativa più sensibili. L’obiettivo più importante nel medio termine è la coriacea barriera statica e psicologica a 10.000 punti poiché una sua violazione determinerebbe un’inversione di tendenza di lungo periodo molto importante. Per chi non avesse preso parte al rally del primo quadrimestre potrebbe attendere un pullback verso i 9.000 punti per riposizionarsi in acquisto. Una discesa oltre i 9.000 punti invece farebbe scattare un primo segnale di allerta sul mercato delle banche italiane.

Il mondo ha voglia di azioni cinesi

Dopo un 2018 ricco di sfide, l’anno corrente sta regalando soddisfazioni agli operatori esposti all’azionario cinese. Da inizio anno, sulle borse cinesi sono state registrate le migliori performance a livello globale: il listino di Shanghai ha guadagnato il 30% mentre l’incremento registrato a Shenzen supera i 40 punti percentuali.

A trainare le quotazioni anche l’inclusione delle azioni cinesi negli indici MSCI. Iniziata nel 2018, durante questo 2019 il “fattore di inclusione” delle azioni di classe A quotate sulle piazze di Shanghai e Shenzen è destinato gradualmente a salire dal 5 al 20 per cento. Per i fondi che prendono come riferimento gli indici MSCI, la decisione implica maggiori acquisti di azioni per replicare l’andamento degli indici.

Secondo alcune stime, verso il mercato azionario cinese affluiranno così circa 125 miliardi di dollari di capitali freschi. Nonostante questo, la volatilità su questo mercato rimane ancora accentuata, in special modo tra le aziende maggiormente esposte alle dispute commerciali. Oltre alla sensibilità dell’economia cinese al ciclo macroeconomico globale in rallentamento, il forte peso dell’export nei fatturati delle aziende cinesi le espone infatti agli esiti dei dialoghi tra Cina e Stati Uniti per evitare l’acuirsi di una guerra commerciale.

Esposizione a leva sull’azionario del Celeste Impero

Così come per il comparto bancario italiano, anche in questo caso è possibile cavalcare i diversi temi che interessano il mercato cinese con gli ultimi Leva Fissa Certificate 7x promossi da SG. Con la versione long (ISIN LU1981865972) e quella short (ISIN LU1981866517) è possibile operare in chiave speculativa sull’Hang Seng China Enterprises Net Total Return Index (HKD) Real Time, ossia un basket di società cinesi di classe H quotate sulla Borsa di Hong Kong. Per questo la valuta di denominazione dell’indice è il Dollaro di Hong Kong.

Hang Seng China Enterprises Net Total Return Index (HKD) Real Time; fonte: Bloomberg

Analisi tecnica. In questa prima parte di anno l’indice ha guadagnato il 16,2% circa, riproponendosi oltre i 22mila punti, ossia sui massimi di giugno 2018. La conferma del breakout di questo livello è molto importante per l’indice perché può determinare l’accelerazione della tendenza rialzista vista in questo primo quadrimestre verso i massimi storici dell’indice, ad oggi posti sopra i 24mila punti. Al tempo stesso va evidenziato come il movimento rialzista intrapreso dai minimi del dicembre 2018 sia stato sostenuto da una trendline particolarmente inclinata e la presenza delle resistenze statiche espresse in prossimità dei 23 mila punti potrebbe favorire qualche presa di beneficio prima di una nuova ripartenza al rialzo.

Le caratteristiche salienti dei nuovi certificati SocGen

I nuovi Certificates non prevedono alcuna data di scadenza (Open end) e consentono agli operatori di replicare le performance dei relativi indici sottostanti moltiplicandole per sette volte grazie all’effetto della leva incorporata nella struttura costruita dall’emittente.

Come tutti i certificati appartenenti a questa categoria ACEPI, i nuovi prodotti firmati dall’emittente transalpino si prestano ad un’attività di trading di brevissimo termine, dall’intraday a poche giornate di Borsa, in quanto l’effetto compounding (effetto dell’interesse composto) può, su un orizzonte temporale più esteso, determinare uno scostamento fra la performance dell’attività finanziaria sottostante e quella del Certificate stesso.

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