Cedolare secca affitti brevi, trovato l’accordo. Quanto si pagherà?

Patrizia Del Pidio

27 Novembre 2025 - 14:51

Si trova l’accordo per la cedolare secca sugli affitti brevi, per prima e seconda casa resta tutto come quest’anno. La vera novità c’è dal terzo immobile in poi.

Cedolare secca affitti brevi, trovato l’accordo. Quanto si pagherà?

Legge di Bilancio 2026 e cedolare secca per gli affitti brevi, si trova un accordo sulle questioni in sospeso. Nel vertice di maggioranza di mercoledì 26 novembre si è trovato un accordo sugli affitti brevi. A diffondere la notizia è una nota di Palazzo Chigi.

Nella nota si legge

“Si è trovato un accordo sugli affitti brevi sull’ampliamento dell’esenzione Isee sulla prima casa, sull’articolo 18 riferito ai dividendi, è stata chiarita la possibilità di compensazione anche per i contributi previdenziali delle imprese, e si è discusso delle misure a favore delle forze dell’ordine”

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Affitti brevi, l’accordo

Per gli affitti brevi il disegno di legge di bilancio prevedeva l’aumento della cedolare secca dal 21% al 26% per chi affitta immobili con locazione breve e turistica. L’aliquota al 21% per il primo immobile solo nel caso in cui non si utilizzasse l’intermediazione da parte di piattaforme online.

Oggi, invece, per chi loca un solo immobile con gli affitti brevi è prevista l’aliquota al 21%, dal secondo immobile in poi, invece, scatta l’aliquota al 26%. Alla proposta contenuta nella Legge di Bilancio di aumentare la tassazione al 26% già dal primo immobile, si erano opposte Lega e Forza Italia.

Quante tasse si pagheranno sugli affitti brevi?

Per chi loca un immobile con gli affitti brevi l’aumento dal 21% al 26% scatterebbe soltanto a partire dal secondo immobile. L’aumento dell’aliquota per la cedolare secca sulle locazioni turistiche, quindi, sarà cancellato e le aliquote rimarranno invariate rispetto alla normativa vigente.

Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia ha fatto sapere, però, che si sta ragionando sul limite superato il quale scatta l’attività di impresa. Attualmente si configura l’attività di impresa solo ne caso in cui si affittino più di quattro immobili. L’ipotesi messa in campo vorrebbe far scattare l’impresa già dal terzo immobile. Gasparri fa notare che nell’attività degli affitti brevi gli ultimi anni hanno segnato una forte crescita e proprio per questo si deve ancora valutare.

Stando a questa ipotesi si avrebbe la seguente tassazione per gli affitti brevi:

  • 21% per il primo immobile;
  • 26% per il secondo immobile;
  • partita Iva obbligatoria a partire dalla terza casa.

Per la tassazione al 21% per il primo immobile e al 26% per il secondo non ci sono cambiamenti rispetto alla normativa vigente, ma la vera svolta è dalla terza casa in poi. Chi destina agli affitti brevi fino a tre immobili dal 2026 potrebbe dover aprire la partita Iva perché non sarà più considerato un privato che cerca di arrotondare il reddito, quando un soggetto che svolge attività d’impresa.

In ogni caso, il capogruppo di Forza Italia fa notare che anche per sterilizzare l’aumento dell’aliquota per il primo immobile è necessario reperire le coperture. Qualora i fondi non fossero sufficienti per garantire anche il prossimo anno l’aliquota al 21% sul primo immobile locato, l’ipotesi su cui si ragiona è un compromesso che porterebbe l’aliquota per il primo (o l’unico) immobile locato al 23%.

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