I cattolici hanno detto che un solo coniuge è sufficiente nel nuovo decreto approvato da Papa Leone

Ilena D’Errico

26 Novembre 2025 - 22:55

La nuova Nota ecclesiastica approvata da Papa Leone si schiera contro poligamia, poliamore e infedeltà. Un coniuge deve bastare.

I cattolici hanno detto che un solo coniuge è sufficiente nel nuovo decreto approvato da Papa Leone

La nuova Nota del Dicastero della Dottrina della Fede approvata da Papa Leone XIV sul valore del matrimonio per i cattolici è per sua stessa definizione un elogio alla monogamia. Il Vaticano difende così i valori del matrimonio nella concezione cattolica, rispondendo non soltanto alla poligamia prevista da altre religioni ma anche alle forme di poliamore “che stanno crescendo in Occidente”, passando anche per l’adulterio. Il testo risultante è un’analisi teologica e filosofica approfondita, che rintraccia i dogmi della fede cattolica nelle loro origini più antiche senza mancare di contestualizzarli e adattarli quel tanto che basta per prendere atto della nuova sensibilità collettiva.

L’elogio alla monogamia deve essere ovviamente letto in chiave religiosa-spirituale, ma gli insegnamenti che raccoglie sono di grande spunto per la lettura del vincolo matrimoniale. Dalla Chiesa arriva l’incoraggiamento a un’unione fondata sull’amore e l’aiuto reciproco ma soprattutto sui due - e soltanto due - coniugi, marito e moglie. Non c’è menzione alle unioni civili nel decreto, che il Vaticano non legittima, su cui recentemente Papa Leone ha confermato il niet a dispetto del percorso che aveva tracciato il suo predecessore.

Bergoglio, pur restando nei limiti imposti dalla dottrina senza sfidarli apertamente, è stato un grande progressista da questo (e altri punti di vista). Ha di fatto riconosciuto e compreso le unioni civili, pur continuando a giudicare il matrimonio tra persone dello stesso sesso impossibile. Questo perché il matrimonio, per l’appunto, è un’istituzione ben definita nel diritto canonico. Uno dei principi cardine su cui si fonda, argomento oggetto della Nota, è la fedeltà coniugale.

Un solo coniuge è sufficiente, l’elogio cattolico alla monogamia

La Una Caro (dall’espressione biblica per il matrimonio, “una sola carne”) si propone di aiutare il popolo cristiano a riscoprire “il valore di un amore esclusivo” dinanzi alle sfide culturali e al contesto globale, dove l’uomo pensa di essere senza limiti. Viene quindi ricordato che il Codice canonico definisce il matrimonio come un vincolo naturalmente “perpetuo ed esclusivo”. Un marito e una moglie per tutta la vita, terrena e ultraterrena, secondo le proprietà essenziali del matrimonio cattolico: unità e indissolubilità.

Perseguire questi valori è possibile, racconta la Nota, soltanto nella comunione totale, ma non totalizzante, tra marito e moglie che vedono nell’altro un’estensione di sé, uno spazio per imitare l’amore tra Cristo e la Chiesa. Il decreto ricorda l’importanza della cura e del rispetto reciproci, sottolineando l’importanza per entrambi i coniugi di preservare la propria dimensione individuale e imparare l’uno dall’altra. Una Caro ribadisce anche che la famiglia, pur nella sua dimensione di sacralità, non è condizione indispensabile di un matrimonio, che può compiere la procreazione in un senso più ampio, dando cura, amore e accudimento.

L’adulterio, ma anche il poliamore e la poligamia, si pongono - secondo la visione cattolica - come offese alla libertà e alla dignità degli sposi, contrari agli ideali religiosi e gravi quanto il tradimento del Dio. L sessualità, che non è limitata ai fini procreativi, è un mezzo di unione e “riconoscimento dell’altro”, ma anche ciò che dovrebbe limitare la pulsione a ricercare affetto e appagamento carnale nell’interazione con terze persone. Leggiamo nella sintesi:

In definitiva, sebbene ciascuna unione sponsale sia una realtà unica, incarnata nei limiti umani, ogni matrimonio autentico è un’unità composta da due singoli, che richiede una relazione così intima e totalizzante da non poter essere condivisa con altri. Allo stesso tempo, poiché è un’unione tra due persone che hanno esattamente la stessa dignità e gli stessi diritti, essa esige quell’esclusività che impedisce all’altro di essere relativizzato nel suo valore unico e di essere usato solo come mezzo tra gli altri per soddisfare dei bisogni. Questa è la verità della monogamia che la Chiesa legge nella Scrittura, quando afferma che da due diventano “una sola carne”.

È la prima caratteristica essenziale e inalienabile di quell’amicizia così peculiare che è il matrimonio, e che richiede come manifestazione esistenziale una relazione totalizzante – spirituale e corporea – che matura e cresce sempre più verso un’unione che rifletta la bellezza della comunione trinitaria e dell’unione tra Cristo e il suo amato Popolo. Ciò si verifica a un punto tale che possiamo riconoscere «nell’intima unione coniugale, per cui due persone diventano un cuore, un’anima, una carne, il primo senso originario del matrimonio» (ndr da Il Matrimonio di D. von Hildebrand).

Una visione dell’unione matrimoniale che comunque non è troppo distante da quanto prevede l’ordinamento civile italiano, come molti altri. L’adulterio non è più un crimine, ma la poligamia non è ammessa, gli sposi hanno precisi diritti e doveri reciproci basati sulla solidarietà e rompere il vincolo matrimoniale ha comunque delle conseguenze (come l’addebito della separazione). D’altra parte, ci sono religioni che quanto a dogmi sono ugualmente ispirate ma prevedono comunque la poligamia.

Così, ogni fedele segue il suo credo e la dottrina religiosa del caso, ma gli spunti di riflessione meritano tutti un’attenzione maggiore. La visione ecclesiastica può forse essere considerata troppo rigida rispetto alla mentalità moderna, ma racchiude comunque insegnamenti morali che prescindono dalla religione e invitano quantomeno a riscoprire il valore dell’affettività e della famiglia, con qualsiasi accezione si voglia utilizzare.

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