Se si riceve il sollecito di pagamento per una vecchia cartella esattoriale prescritta e non si fa nulla, si rischia di dover pagare. Ecco l’ultima sentenza.
Si rischia di dover pagare una vecchia cartella esattoriale prescritta se arriva un sollecito di pagamento (dopo la prescrizione) che non viene impugnato entro 60 giorni. Questo è il nuovo principio che la Corte di Cassazione ha definito “sanatoria per inerzia”.
Quando arriva un sollecito di una vecchia cartella esattoriale che risale a più di dieci anni prima il primo pensiero che passa nella testa del contribuente è che ormai è prescritta. Ignorare il sollecito, però, potrebbe essere un errore molto grave perché fino a poco tempo fa ci si poteva opporre a eventuali pretese del Fisco successive all’invio, come pignoramenti o ipoteche, che avrebbero avuto vita molto breve.
Un pignoramento o un’ipoteca, infatti, avrebbero avuto vita molto breve. Ma ora le cose sono cambiate dopo la sentenza 20476 del 2025 della Corte di Cassazione che può far risorgere anche i debiti già prescritti, se non si presta attenzione.
Le cartelle esattoriali prescritte possono “risorgere”
Un’intimazione di pagamento deve essere impugnata entro 60 giorni, altrimenti il debito caduto in prescrizione torna esigibile e non può più essere attaccato. Il silenzio del contribuente all’intimazione di pagamento viene inteso come una mancata azione che fa tornare esigibile la cartella esattoriale del debito prescritto.
Ignorare la richiesta di pagamento dell’Agenzia delle Entrate, pensando che il debito sia prescritto, e aspettare di opporsi solo in caso di ipoteca o pignoramento, equivale oggi, dopo la sentenza della Suprema Corte, a una tacita accettazione del debito. In questo modo si sana la prescrizione.
Anche se l’Agenzia delle Entrate sbaglia a chiedere il pagamento di un debito prescritto, .il comportamento passivo del contribuente legittima la pretesa, anche se errata. L’intimazione di pagamento è vista, in questo caso, come una sorta di ultimatum da parte dell’amministrazione tributaria al quale il contribuente deve rispondere o pagando o impugnandolo.
Cosa fare in caso di intimazione di pagamento?
Se si riceve un’intimazione di pagamento per un debito prescritto l’unica cosa da fare, oggi, è impugnarla. Fare ricorso subito per un debito che è inesigibile è l’unico modo per non pagare.
Lo stesso principio vale non solo per la prescrizione, ma anche per tutti gli altri vizi di forma, di notifica o di calcolo della cartella esattoriale. Anche se non ha più debiti con il Fisco, il contribuente rischia comunque di dover pagare: che si tratti di una cartella mai notificata, inviata all’indirizzo sbagliato o con errori di calcolo, se non si impugna l’intimazione di pagamento si deve pagare. Per evitare di dover pagare, quindi, cartelle esattoriali inesigibili è sempre necessario contestare l’intimazione impugnandola.
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