Cosa rende di più tra buono fruttifero postale e BTP a tassi fissi e crescenti a 12 anni?

Stefano Vozza

15 Maggio 2025 - 15:37

Rendimenti a confronto su strumenti di investimento che godono della garanzia sovrana e aventi stessa parità di vita utile

Cosa rende di più tra buono fruttifero postale e BTP a tassi fissi e crescenti a 12 anni?

Prendiamo due prodotti tipici del reddito fisso come buoni (BFP) e BTP e mettiamoli a confronto a parità di vita utile di maturazione. Oltre alla durata complessiva c’è che la garanzia sul capitale è sempre la stessa (Stato Italiano) mentre sono distribuiti per canali differenti. Per i bond l’emittente è il Dipartimento del Tesoro del MEF mentre per i buoni Cassa Depositi e Prestiti, ma distribuiti per il canale di Poste Italiane. Entrambi i prodotti godono di un regime fiscale di favore essendo la tassazione sugli interessi al 12,50% e non al 26% così com’è altrove.
Ora non resta che confrontarli sul piano del rischio-rendimento, oltre all’analisi dei rispettivi pro e contro. Dunque, buono fruttifero postale e BTP a tassi fissi e crescenti a 12 anni: chi rende di più?

Il buono fruttifero postale 3x4 a tassi fissi e crescenti

Tra i prodotti del risparmio postale di durata esatta a 12 anni c’è il buono 3x4, 4 step di durata triennale. Dall’11/02/2025 la serie disponibile per la sottoscrizione è la numero TF212A250211, senza costi di gestione dall’acquisto al rimborso, anticipato o finale che sia. Fanno eccezione le spese fiscali, vale a dire ritenuta sugli interessi e l’imposta di bollo del 2x1.000 nei casi, tempi e modi di Legge.
Ad ogni step è associato un tasso nominale annuo in ossequio alla struttura step-up, ossia fissi e crescenti. Gli interessi maturano sin da subito, ma sono riconosciuti solo al termine del 3°, 6°, 9° e 12° anno di vita dal giorno dell’acquisto. Le attuali condizioni economiche (Tabella B del Foglio Informativo del buono sul sito di Poste) prevedono i seguenti rendimenti effettivi annui lordi:

  • 1,00% (0,88% netto) alla fine del 3° anno;
  • 1,50% (1,32% netto) conclusi i primi 6 anni;
  • 2,25% (1,99% netto) al termine del 9° anno;
  • 3,00% annuo lordo, pari al 2,67% netto, alla fine del 12° anno;

La Tabella C illustra invece quali sono i 4 tassi nominali annui: 1% lordo dal 1° al 3°; 2% dal 4° al 6°; 3,77% dal 7° al 9 e 5,28% dal 10° al 12°.
I coefficienti per la determinazione del montante lordo e netto finale, infine, sono contenuti nella Tabella A. Quello relativo al compimento del 12° anno, in particolare, è dell’1,42576089 lordo e dell’1,37254078 netto.

Il titolo di Stato a cedole fisse e crescenti fino a scadenza

Per cercare di rendere il confronto quanto più (relativamente) similare, prendiamo un BTP a tassi fissi e crescenti. Il riferimento è al BTP Futura 2037, con 16 anni di vita utile in origine ma nel frattempo scesa a 12 (scadenza 27/04/’37). Il bond prevede 4 step di durata quadriennale, ad ognuno dei quali è associato un interesse nominale annuo:

  • 0,75% lordo dal 1° al 4° (lo step si è già concluso il 27/04/’25);
  • 1,20% lordo (1,05% netto) dal 5° all’8° anno (è già iniziato da 20 giorni scarsi il 1° dei 4 anni complessivi del 2° step);
  • 1,65% lordo e 1,44375% netto dal 9° al 12° anno;
  • 2% annuo lordo (1,75% netto) dal 13° al 16°.

L’obbligazione ha codice ISIN (ordinario) IT0005442097, mentre le date di stacco sono semestrali e pari al 27/4 e 27/10 di ogni anno fino al termine. Tuttavia, il titolo oggi prezza 77,10 centesimi, per cui il rendimento effettivo annuo lordo a scadenza è del 4,04% circa.

Buono fruttifero postale e BTP a tassi fissi e crescenti a 12 anni: chi rende di più?

Dunque, posto sul piano del rendimento il BTP surclassa il ritorno del buono. In entrambi i casi c’è la garanzia dello Stato Italiano, ma la certezza del capitale è sempre verificata sul buono, mentre sul BTP solo a scadenza. Quest’ultimo lo si può vendere sul mercato secondario e liquidare l’investimento, ma ai prezzi vigenti al tempo della cessione.
Ad esempio chi lo ha sottoscritto in principio oggi avrebbe una grossa, potenziale perdita in conto capitale (diverrebbe reale solo all’atto della vendita). Invece chi lo comprato 18 mesi oggi avrebbe una corposa plusvalenza in portafoglio. Pro e contro dei bond rispetto al rischio quasi-nullo dei buoni.
Un altro vantaggio del BTP è che le cedole arrivano ogni 6 mesi, mentre sul buono solo all’atto del rimborso del titolo. Cioè per incassare gli interessi bisogna disinvestire il capitale.
Infine un altro vantaggio del BTP è che potenzialmente si presta a più strategie di investimento rispetto al buono. Per i BFP conviene sempre attendere la fine per ottimizzare il ritorno. Sui bond, invece, l’ottimizzazione può avvenire anche su archi temporali inferiori alla durata complessiva, a beneficio della maggiore spendibilità del capitale nel tempo.

Iscriviti a Money.it