Brexit: parlamento sospeso fino al 14 ottobre

Marco Ciotola

28/08/2019

29/08/2019 - 07:01

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La richiesta del governo è stata accolta dalla Regina: in questo modo sarà impossibile opporsi a un possibile no-deal. È caos politico e sociale, crolla la sterlina

Brexit: parlamento sospeso fino al 14 ottobre

Il parlamento britannico resterà chiuso fino al 14 ottobre. No, non si tratta di una fake news ma di una notizia vera, che probabilmente sancirà uno dei motivi cruciali alla base del possibile no-deal.

Le prime voci si erano diffuse già in mattinata, provocando un crollo improvviso della sterlina, che ha portato in meno di mezz’ora il cambio GBP/USD a bruciare più di mezzo punto percentuale.

Si tratta della cosiddetta ’soluzione nucleare’ sulla Brexit, che ha spinto il premier britannico Boris Johnson a chiedere alla Regina Elisabetta una sospensione della Camera dei Comuni fino al prossimo 14 ottobre.

Johnson ha così rapidamente domandato e ottenuto una proroga alla pausa estiva, appellandosi alla tacita consuetudine istituzionale che porta all’inevitabile accettazione di simili richieste.

Storicamente infatti non sono mai state respinte. Ha confermato il tutto la Regina nella mattinata odierna, rendendo ora i tempi per i lavori volti ad evitare il no-deal strettissimi, quasi proibitivi.

La sospensione dovrebbe partire già dal prossimo lunedì 9 settembre, e chiudersi col discorso in parlamento della Regina lunedì 14 ottobre.

Brexit: parlamento sospeso fino all’14 ottobre

La mossa di Boris Johnson mira a combattere gli oppositori a un’uscita dall’Ue senza nessun accordo commerciale, il cosiddetto no-deal tanto temuto dai mercati internazionali.

In questo modo il leave ufficiale, previsto per il 31 ottobre, cadrà appena due settimane dopo una possibile ripartenza dei lavori parlamentari, volti a produrre una legge che possa evitare il mancato accordo, circostanza che rende la cosa a dir poco difficile.

Le reazioni non sono certo mancate, dalla politica stessa passando per la società e i mercati. Ci sono volute meno di 4 ore per raccogliere 700mila firme che chiedono di non sospendere il Parlamento.

Mentre John Bercow, storico speaker della Camera dei Comuni, ha parlato di “oltraggio alla Costituzione”. Furia anche sul fronte laburista, con Jeremy Corbyn che ha etichettato il gesto di Johnson come “golpe costituzionale”.

Philip Hammond, ex cancelliere del governo May, ha messo in evidenza l’anti-democraticità della mossa.
In migliaia poi i cittadini riunitisi a Dowing Street, per chiedere che il Parlamento possa fare il suo lavoro:

“Chiediamo che il Parlamento non sia sospeso o sciolto a meno che e fino a quando il periodo dell’articolo 50 non sia stato sufficientemente esteso”,

si legge nel testo.

La sterlina, sulla scia del caos, è in caduta libera (-1% sul dollaro), certificando mercati terrorizzati dall’ipotesi di un no-deal, che con il passo odierno di Johnson sembra diventare quasi inevitabile.

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