Il colosso tedesco da 91,6 miliardi di euro di fatturato annuo ha annunciato un drastico programma di taglio dei costi. Previsti licenziamenti.
La crisi del settore automobilistico non ha colpito soltanto le grandi case ma anche l’indotto. Ne è un esempio il colosso tedesco Bosch, che ha annunciato l’avvio di un programma di riduzione dei costi pari a 2,5 miliardi di euro entro il 2030. Si tratta di un gruppo che registra un fatturato annuo di 91,6 miliardi di euro, con 417.900 dipendenti a livello globale e 19 società attive soltanto in Italia.
I dettagli non sono ancora stati resi pubblici, ma si prevede che il piano di risparmi includa anche licenziamenti in diversi Paesi. Ad annunciarlo sono stati Markus Heyn, responsabile della divisione Automotive di Bosch, e Stefan Grosch, a capo delle relazioni sindacali, nel corso di due interviste. Entrambi hanno confermato che i tagli sono inevitabili a causa della crisi che attraversa il comparto. «L’intero settore sta vivendo una trasformazione profonda, una vera maratona. Dobbiamo riflettere costantemente su come mantenere la nostra competitività», ha dichiarato Heyn.
I tagli partiranno il prima possibile, con le prime decisioni attese entro la fine dell’anno. Il programma mira a generare risparmi per 2,5 miliardi di euro entro il 2030. «Prenderemo le decisioni necessarie quest’anno e le discuteremo con i rappresentanti dei lavoratori», ha spiegato Grosch. Tra queste, quasi sicuramente, ci sarà anche una nuova ondata di licenziamenti.
In due anni già 15.000 licenziamenti
Bosch porta avanti già da anni un piano di uscite controllate, avviato nel 2023. All’inizio del 2024 l’azienda ha annunciato 7.000 tagli a livello mondiale e a novembre altri 5.500. A luglio sono seguiti 1.500 licenziamenti nelle sedi di Reutlingen, Abstadt e Holzkirchen. In totale parliamo già di 15.000 posti eliminati, di cui 10.000 solo in Germania. Tuttavia, nel Paese tedesco l’azienda ha garantito che rispetterà l’accordo che esclude licenziamenti obbligatori nella divisione locale fino alla fine del 2027.
I tagli riguarderanno soprattutto la divisione automotive, in particolare i reparti di trasmissione, sviluppo software, elettronica automobilistica e sistemi di controllo, ma anche i settori degli elettroutensili e degli elettrodomestici non saranno esclusi.
Oltre ai licenziamenti, le misure di contenimento prevedono il taglio dei consumi energetici e la riduzione dei costi dei materiali, insieme a un aumento della produttività. Non nascondono la preoccupazione i sindacati, che hanno chiesto chiarimenti in tempi rapidi. «Non stiamo ignorando la situazione di tensione, ma Bosch ha già realizzato significativi risparmi sui costi, con un impatto positivo sul personale», ha dichiarato il presidente del comitato aziendale Frank Zell.
Quali conseguenze per i dipendenti in Italia?
E le possibili conseguenze per l’Italia? Nel nostro Paese Bosch gestisce 19 società, tre centri di ricerca, conta 5.600 dipendenti e genera un fatturato di 2,6 miliardi di euro. La sua presenza sul territorio risale al 1904 e oggi si articola in quattro settori principali:
- Mobilità: soluzioni e servizi per l’automotive, oltre alla rete di officine Bosch Car Service;
- Elettrodomestici: tramite la controllata BSH Elettrodomestici S.p.A., offre una gamma completa di prodotti;
- Elettroutensili: strumenti per il fai-da-te, il giardinaggio e l’industria;
- Tecnica di automazione: con Bosch Rexroth SpA, dedicata ai sistemi di automazione.
Con una presenza così radicata non è escluso che anche le divisioni italiane possano rientrare nella politica di riduzione dei costi, con il rischio di alcuni licenziamenti. Si attende la pubblicazione definitiva delle misure che Bosch intende applicare.
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