Borsa Italiana: oltre la metà delle società quotate non ha piano successione

Francesca Caiazzo

03/01/2019

03/01/2019 - 11:09

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Incarichi, età media, compensi e presenza femminile: tutto sui Cda delle prime 100 società quotate a Piazza Affari nel report di Spencer e Stuart.

Borsa Italiana: oltre la metà delle società quotate non ha piano successione

I Consigli di amministrazioni di 100 società quotate alla Borsa di Milano passati al setaccio dalla tradizionale ricerca Board Index realizzata da Spencer Stuart.

Un’analisi giunta alla ventitreesima edizione che punta la lente di ingrandimento sui vertici dei principali gruppi presenti a Piazza Affari.

Gli ultimi dati pubblicati offrono uno scenario variegato, che conferma gli alti compensi per i top manager e una ancora insufficiente presenza femminile nei board, evidenziando inoltre che più della metà delle società quotate non prepara un piano di successione strutturato del proprio amministratore delegato.

Società impreparate a successione ad

Secondo quanto evidenziato dall’indagine di Spencer Stuart, ogni società dovrebbe predisporre un piano di successione strutturato del proprio amministratore delegato. Lo scopo di questa procedura sarebbe duplice: da una parte servirebbe a valorizzare le professionalità interne all’azienda, dall’altra consentirebbe di monitorare quelle esterne, ottenendo così un preciso quadro di insieme cui far riferimento.

Eppure, malgrado l’importanza che tale strumento ha nel migliorare la governance, il 53% delle società prese a campione non si cura di prepararne uno, nonostante la maggior parte delle quotate (il 74%) abbia istituito un Comitato Nomine, che nel 57% dei casi ha tra i propri compiti proprio l’esame del piano di successione dell’amministratore delegato.

Incarichi ed età dei consiglieri

Guardando alla composizione dei Cda, dall’indagine emerge che la dimensione media dei board delle principali società quotate a Milano è di circa 11,5 membri, al di sotto della media registrata in Germania e Francia (rispettivamente 13,8 e 13,7) ma maggiore di quella di Spagna (10,9) e Usa (10,8).

Scendendo più nel dettaglio, esattamente la metà delle società ha un Cda con un numero di consiglieri compresi tra 9 e 11, il 23% fra 12 e 14, mentre superano i 15 membri i board del 20,5% delle aziende analizzate. Dal punto di vista di settore, infine, i Cda più numerosi sono quelli dei gruppi bancari e assicurativi.

Dal report emerge inoltre che i consiglieri delle società italiane sono quelli che, rispetto ai loro omologhi di altri Paesi, rivestono più incarichi, in media 3,2 a membro, ma sono i più giovani con una età media di 58 anni, a fronte dei 61 anni di Germania, 58,8 di Francia, 60,4 di Spagna, 59 del Regno Unito e di 62,6 degli Usa.

I compensi

Nello studio di Spencer Stuart, viene evidenziato inoltre che il 48% dei presidenti ha anche un ruolo esecutivo e nel 17% dei casi analizzati coincide con l’amministratore delegato, mentre solo l’11% di essi si dichiara indipendente.

Dal punto di vista della retribuzione, un presidente di una quotata in Italia, nel 2017, ha portato a casa poco più di 900 mila euro con un compenso fisso medio di 618mila euro.

La retribuzione complessiva di un amministratore delegato nel nostro Paese supera di gran lunga il milione di euro, con un terzo degli ad che arriva a ottenere compensi fino a due milioni.

Tornando alla composizione, i Cda appaiono piuttosto statici con un tasso di rotazione e nuove nomine in calo rispetto all’anno precedente.

La presenza femminile

Nota dolente dei board delle principali società quotate a Piazza Affari resta la presenza femminile: le donne tra i consiglieri esecutivi restano ferme al 9%, peggio di Svezia (12,5%) e Germania (10,4%) ma meglio di Francia (0,3%), Regno Unito (8,4%) e Spagna (7,2%).

Le quote rose tra i consiglieri risulta però in leggero aumento nel 2017 attestandosi a 32,3% rispetto al 31% del 2016 e, anche se nel Cda delle prime 100 società quotate siede almeno una donna, la rappresentanza femminile non supera il 35% in ben il 77% dei casi esaminati.

La maggior parte dei Cda (l’81%), infatti, non ha più di 4 consiglieri in tailleur.

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