I bonus assunzione non stanno funzionando: un miraggio i contratti a tempo indeterminato

Giorgia Bonamoneta

14/06/2022

15/06/2022 - 10:09

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I bonus per incrementare l’assunzione di donne, giovani e delle persone nel Sud Italia non funzionano. Lo studio di Inapp mostra come il mercato sia rimasto stabile nelle sue dinamiche di precarietà.

I bonus assunzione non stanno funzionando: un miraggio i contratti a tempo indeterminato

Le dinamiche del lavoro in Italia non cambiano, neanche con incentivi e bonus di assunzione pensati appositamente per migliorare le condizioni di lavoro e di vita a giovani e donne. I bonus non stanno funzionando. È quanto emerge dallo studio condotto dall’ente pubblico Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), secondo il quale i bonus per agevolare le assunzioni creano un’occupazione fragile. La maggior parte dei contratti stipulati infatti sono a tempo determinato o part-time involontario.

Tale condizione non rappresenta né un successo dei bonus, né una ripresa rispetto al periodo precedente alla pandemia, già non rosea. Il risultato è una condizione di estrema fragilità per quelle fasce che maggiormente richiedono sostegno, a partire dalle donne nella loro condizione di svantaggio sul mercato del lavoro, la quale fin troppo spesso crea una situazione di dipendenza economica nel contesto famigliare; sia per i giovani, il cui futuro lavorativo si annuncia difficile per condizioni ostili interne ed esterne al Paese.

Il mercato del lavoro è intriso di problemi profondi che i bonus di assunzione non sono riusciti a colmare. I dati emersi nello studio di Inapp confermano questo: su 7,2 milioni di nuovi contratti nel 2021, di cui 1 milione e 70 mila sono stati attivati grazie agli incentivi, ma il 44% sono part-time involontari e a tempo.

Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp, è quindi convinto che gli incentivi per le assunzioni siano una spesa pubblica “inutile” e che per ridare dignità al lavoro bisognerebbe invece «premiare quelle aziende che scommettono sul futuro e non sulla precarietà e sulla compressione del costo del lavoro». Fadda punta il dito contro quelle attività che scelgono i bonus e i contratti a tempo determinato o part-time per risparmiare, e non per investire nel futuro dell’azienda, grande o piccola che sia.

Il fallimento dei bonus per le assunzioni di giovani e donne: lo studio Inapp

Il governo lo sa bene: donne e giovani sono categorie fragili che, per motivi culturali, tendono a rimanere troppo al di fuori del mondo del lavoro. Tale condizione non è l’ideale né per le persone, né per lo Stato, in quanto donne e giovani rappresentano un’ampia fetta di popolazione priva d’indipendenza economica. Da qui la necessità di incentivarne l’assunzione; un percorso di bonus, agevolazioni e aiuti che prosegue da oltre un decennio e che negli ultimi anni non ha dato frutti.

Secondo lo studio condotto da Inapp i bonus assunzione per giovani, donne e Sud non stanno funzionando; al contrario, replicano le solite dinamiche del mercato del lavoro. Su 7,2 milioni di nuovi contratti (4,2 milioni di uomini e 3 milioni di donne) quelli attivati dagli incentivi pubblici sono stati 1 milione e 700 mila, pari al 24% del totale. Non un buon segnale della riuscita dei bonus, il cui fallimento diventa ancora più evidente se si confrontano i dati sui contratti part-time e a tempo determinato. Infatti 4 contratti su 10, il 44%, sono contratti fragili (part-time involontario). Il 60% delle donne assunte nel 2021 (3 milioni) ha un contratto part-time, a differenza del 33% degli uomini, su un totale di 4,2 milioni di contratti sottoscritti. Paradosso vuole che i dati delle assunzioni senza agevolazioni siano migliori, con “solo” il 48% delle donne assunte con contratto part-time.

«Il 24% del totale delle nuove assunzioni del 2021 è avvenuto tramite incentivo, ma questa spesa pubblica ha originato un’occupazione che presenta inalterate tutte le criticità strutturali della partecipazione al mercato del lavoro italiano», ha detto Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp. Secondo Fadda, per ridare dignità al lavoro gli incentivi dovrebbero invece premiare le imprese che scommettono sul futuro e non sulla precarietà e sulla compressione del costo del lavoro.

Il fallimento dei bonus: per donne e giovani il tempo indeterminato è un miraggio

Nel dettaglio lo studio di Inapp descrive il fallimento dei quattro bonus introdotti per aiutare donne, giovani e Sud, quali: decontribuzione Sud, apprendistato, incentivo donne, esonero giovani. Questi hanno generato, rispettivamente:

  • 66% dei contratti (decontribuzione Sud);
  • 21% dei contratti (apprendistato);
  • 5,8% dei contratti (esonero giovani);
  • 4,8% dei contratti (esonero donne);

Per i giovani, a parte gli apprendistati, gli altri bonus hanno permesso un’assunzione di tipo determinata, mentre la totalità degli assunti con l’esonero giovani è a tempo indeterminato, perché l’incentivo scattava solo in questo caso. Per le donne è sempre il bonus decontribuzione Sud a garantire il miglior successo, con il 55% delle assunzioni a termine, mentre gli altri bonus hanno prodotto contratti determinati (67%) e stabili (28%) in misura ben diversa.

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