Bonus 650 euro figli disabili o con disturbo dell’apprendimento, a chi spetta nel 2024

Simone Micocci

5 Marzo 2024 - 15:08

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Cosa spetta alle famiglie con figli disabili o nei confronti dei quali è stato accertato un disturbo dell’apprendimento? Facciamo chiarezza.

Bonus 650 euro figli disabili o con disturbo dell’apprendimento, a chi spetta nel 2024

La normativa tutela particolarmente, anche con il riconoscimento di appositi benefici economici, le famiglie con figli con disabilità, più o meno grave, o anche solo con un disturbo dell’apprendimento accertato dalle apposite commissioni mediche.

Tenendo conto dei bonus oggi riconosciuti per chi ha figli invalidi o con disturbi dell’apprendimento, tra cui non figura più il contributo per i genitori disoccupati o monoreddito in vigore fino al 2023, ne risulta un importo che può arrivare a circa 650 euro al mese.

Nel dettaglio, le misure da prendere in considerazione sono perlopiù tre: l’Indennità di frequenza, l’Assegno unico e l’Assegno di inclusione, vediamo in che modo possono interagire tra loro.

Differenza tra disabilità e disturbo dell’apprendimento

Per ognuna di queste misure ci sono differenti requisiti da soddisfare. Come prima cosa però bisogna fare una precisazione: per il figlio con disturbo dell’apprendimento non ci sono aiuti economici mirati, in quanto tale condizione non viene riconosciuta al pari di un handicap.

A tal proposito, se la disabilità va intesa come quella condizione di svantaggio sociale causata da una menomazione fisica, psichica o sensoriale, il disturbo dell’apprendimento è limitato all’ambito didattico.

Per questo motivo i due concetti vanno distinti: possono esserci disabili che nel contempo hanno anche un disturbo dell’apprendimento, ma al contrario non è detto che a un bambino con Dsa venga accertata anche una percentuale di invalidità.

Cosa spetta con disturbo dell’apprendimento

Laddove al figlio di età inferiore ai 18 anni sia stato accertato un disturbo specifico dell’apprendimento è possibile rivolgersi all’apposita commissione Inps ai fini del riconoscimento della difficoltà persistente allo svolgimento dei compiti e delle funzioni proprie della sua età (ai sensi dell’articolo 2 della legge n. 289 del 1990).

Attenzione, non è detto che il disturbo dell’apprendimento sia sufficiente per un tale riconoscimento, in quanto dipende dalla gravità.

Nel caso in cui il disturbo accertato dovesse portare al suddetto riconoscimento, allora si può fare richiesta dell’indennità di frequenza, beneficio che spetta a coloro nei confronti dei quali è stata accertata la difficoltà persistente allo svolgimento dei compiti e delle funzioni proprie della sua età, come pure per i minori ipoacusici.

L’indennità di frequenza spetta per 12 mensilità e nel 2024 ha un importo pari a 333,33 euro, spettante però ai soli nuclei familiari con reddito non superiore a 5.725,46 euro.

Il riconoscimento del beneficio è inoltre condizionato alla frequenza di scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado (asili nido compresi), o in alternativa, come specificato dall’Inps:

  • a centri di formazione o addestramento professionale pubblici o privati convenzionati, finalizzati al reinserimento sociale dei soggetti;
  • centri ambulatoriali, diurni o di tipo semi-residenziale, pubblici o privati convenzionati, specializzati nel trattamento terapeutico, nella riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di handicap.

Cosa spetta per i figli con disabilità

In caso di figli a cui è stata riconosciuta una disabilità più o meno grave vanno considerate invece le maggiorazioni riconosciute con l’Assegno unico universale, che nel caso dei minori ammontano, indipendentemente dall’Isee, a:

  • 119,60 euro per i casi di non autosufficienza;
  • 108,20 euro per la disabilità grave;
  • 96,90 euro per la disabilità media.

Questi importi si aggiungono alla quota base spettante per il figlio minore, pari a 199,40 euro per chi ha un Isee che non supera i 17.090,61 euro. Nel peggiore dei casi, quindi, il beneficio può essere pari a 319 euro, con l’aggiunta di circa 34 euro nel caso in cui entrambi i genitori abbiano un reddito.

E se consideriamo che un figlio con disabilità potrebbe essere anche riconosciuto con “difficoltà persistente allo svolgimento dei compiti e delle funzioni proprie della sua età”, aggiungendo così altri 333 euro dell’indennità di frequenza laddove se ne soddisfino i requisiti economici, ne risulterà un’entrata mensile di circa 650 euro.

L’Assegno di inclusione

In presenza di un figlio minore spetta anche l’Assegno di inclusione, a patto che l’Isee risulti inferiore a 9.360 euro.

Per l’importo si parte da 500 euro per la persona sola con l’aggiunta di quote specifiche per ogni componente ulteriore che nel caso dei figli minori con disabilità è pari a 250 euro al mese (si aggiunge infatti uno 0,50 al parametro di scala di equivalenza).

Va detto però che l’Assegno di inclusione è costituito da un’integrazione del reddito familiare, quindi si tiene conto anche degli altri importi percepiti dal nucleo familiare compresi i trattamenti di tipo assistenziale come l’indennità di frequenza.

Per quanto le due misure siano compatibili tra loro, l’indennità di frequenza ne riduce l’importo. Pensiamo ad esempio a una famiglia composta solamente dal genitore e dal figlio disabile percettore di indennità di frequenza: dall’importo massimo che si può ottenere vanno tolti i 333 euro già percepiti, il che significa che la misura della ricarica mensile si riduce a 417 euro mensili.

Di fatto indennità di frequenza e Assegno di inclusione non sono cumulabili, a differenza di quanto invece avviene con l’Assegno unico con il quale entrambe le prestazioni sono compatibili e pienamente cumulabili.

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