Sri Lanka, bombe in chiese e hotel: 207 morti

Marco Ciotola

21/04/2019

21/04/2019 - 16:07

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Pasqua di sangue in Sri Lanka: otto esplosioni in chiese e hotel di lusso hanno devastato il Paese nel bel mezzo delle celebrazioni: 207 morti e 450 feriti. Sette arrestati

Sri Lanka, bombe in chiese e hotel: 207 morti

Pasqua di sangue in Sri Lanka. Sono in totale otto le esplosioni che hanno colpito il Paese in diverse città, provocando per il momento almeno 207 morti e più di 450 feriti stando alle fonti ufficiali.

Gli ordigni - i primi 6 esplosi simultaneamente - hanno bruscamente interrotto le celebrazioni in tre chiese, a Colombo, Negombo e Batticaloa.
Contemporaneamente anche la quotidianità di tre hotel di lusso è stata sconvolta: lo Shangri-La Hotel, il Kingsbury Hotel e il Cinnamon Grand Hotel.

Settima e ottava esplosione, circa tre ore dopo rispetto alle prime sei, si sono verificate a Dehiwala e Dematagoda.

Il bilancio, in continuo aggiornamento, parla anche di 35 stranieri tra le vittime, tra cui americani, britannici e olandesi. Nessun italiano segnalato per il momento, anche se la Farnesina è attualmente a lavoro per accertare meglio questo aspetto.

Secondo il ministro della Difesa del Paese, Ruwan Wijewardene, i responsabili sono già noti e sono in parte già in mano alla giustizia. Si tratterebbe - ha aggiunto - di “estremisti religiosi”.

Wijewardene ha infatti comunicato che sette persone sono state arrestate. Appartengono tutte al medesimo gruppo terroristico, che per ora l’autorità non ha intenzione di diffondere.

È in pieno corso di svolgimento la caccia agli altri responsabili, e per il momento ogni notizia diffusa al largo pubblico potrebbe rischiare di compromettere il lavoro di ricerca.

Sri Lanka, bombe in chiese e hotel: 207 morti

Il ministro dell’Economia del Paese, Harsha de Silva, ha invitato i cittadini a restare in casa, parlando anche di molti stranieri tra le vittime e sottolineando l’estrema gravità della circostanza, con riferimento a “scene orribili”.

Ultime notizie parlano di un coprifuoco in vigore nell’intero Paese, almeno fino alle 9 di domani mattina (le 6 ora italiana).

Lo Sri Lanka, a maggioranza buddista e con piccole percentuali di islamismo e cristianesimo, aveva parlato di un allarme connesso ad attacchi kamikaze lo scorso 11 aprile, tramite le forze di polizia.

I comunicati diffusi parlavano di un’agenzia di intelligence straniera che aveva inquadrato l’NTJ - ovvero il National Thowheeth Jama’ath, organizzazione musulmana di stampo terroristico - come intenta a pianificare attacchi suicidi sul territorio.

Una circostanza che ha tutta l’impressione di collegarsi alla tragedia odierna, visto che le stesse autorità hanno parlato di almeno due esplosioni opera di attentatori suicidi.

Secondo quanto rivelato dal ministro della Difesa del Paese, Ruwan Wijewardene, i responsabili sono noti, e 7 di loro sono già stati catturati. Si tratterebbe - ha aggiunto - di “estremisti religiosi”, e le circostanze odierne possono identificarsi come “atti di terrorismo”.

Per il momento, tuttavia, non c’è alcuna rivendicazione ufficiale per le sei esplosioni che hanno sconvolto il Paese.

L’episodio ha messo in allarme la stessa Farnesina, che tramite un tweet ha confermato di essere già a lavoro insieme all’ Ambasciata italiana presente a Colombo.

L’obiettivo è quello di certificare le specifiche della circostanza e l’eventuale presenza di italiani tre le vittime straniere, che secondo diverse testate inglesi sono complessivamente almeno 35.

A esprimersi sulla tragedia, che ha avuto vasta eco internazionale, anche il Papa: nel suo messaggio di Pasqua si è detto “affettuosamente vicino alla comunità cristiana dello Sri Lanka, colpita mentre era raccolta in preghiera”.

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