Bollette, stipendi e benzina possono aspettare: il governo Meloni pensa prima a rave e no vax

Stefano Rizzuti

02/11/2022

02/11/2022 - 15:33

condividi

Il primo Consiglio dei ministri del governo Meloni si è concentrato su norme riguardanti rave e no vax. Che fine hanno fatto le misure urgenti contro caro bollette, inflazione e crisi energetica?

Bollette, stipendi e benzina possono aspettare: il governo Meloni pensa prima a rave e no vax

La nostra priorità è mettere un argine al caro energia”. Intervenire subito per tagliare le bollette di imprese e famiglie. Mettere un freno all’inflazione ed evitare che si riduca eccessivamente il potere d’acquisto degli italiani. Lo ha detto più volte Giorgia Meloni, sin da prima di diventare presidente del Consiglio.

Dal giorno della vittoria elettorale, la neo-inquilina di Palazzo Chigi ha sempre definito con chiarezza le priorità da affrontare e gli interventi urgenti da mettere in campo contro l’emergenza energetica. Per Meloni è sempre stato urgente intervenire contro il caro bollette, tanto che lei stessa in occasione del suo discorso programmatico ha detto che nella prossima manovra sarà necessario rinunciare ad alcune misure economiche per intervenire in maniera più solida sul fronte energetico.

Da quando è stata sancita la vittoria elettorale del centrodestra e di Fratelli d’Italia, più volte è stato annunciato - come primo intervento del nuovo governo - un decreto contro il caro bollette. Provvedimento che quindi era atteso come prima misura dell’esecutivo, già dal primo Consiglio dei ministri.

Eppure non è andata così. Il primo Cdm operativo del governo Meloni si è concentrato sulle nomine di viceministri e sottosegretari, ma anche e soprattutto su questioni ben più identitarie di quelle economiche: dalla norma contro i rave all’allentamento delle restrizioni su Covid e personale sanitario non vaccinato. Oltre alla misura sul carcere ostativo. Non proprio interventi in linea con la promessa di tagliare subito le bollette. E anche il Cdm convocato per venerdì rischia di non approdare a un decreto contro il caro bollette, rinviando ulteriormente la discussione sul tema.

Bollette e inflazione, le promesse di Meloni

Dal 25 settembre le dichiarazioni della presidente del Consiglio sulle priorità non sono mai cambiate: la prima emergenza è il caro bollette, da affrontare insieme al rinnovo delle taglio delle accise sul carburante e a misure per contrastare la perdita di potere d’acquisto, come per esempio nel caso degli aumenti di stipendio.

I soldi sono pochi, sia per i primi decreti che per la legge di Bilancio. E serviranno - come sottolineato da Meloni anche nelle ultime ore, nelle anticipazioni del libro di Bruno Vespa - “a coprire il taglio delle bollette per chi è in difficoltà”. Parole simili a quelle pronunciate meno di una settimana prima, quando Meloni diceva che la priorità del governoè mettere un argine al caro energia e alla speculazione”.

Gli italiani chiedono risposte immediate e noi gliele daremo. Non c’è più tempo da perdere”, diceva ancora la presidente del Consiglio. Stesso concetto ribadito nel suo discorso programmatico alle Camere, sottolineando che le priorità assolute sono le bollette e l’inflazione. Nulla di diverso da quanto dichiarato anche a inizio ottobre: “La priorità è fermare la speculazione sul gas”.

Primo Cdm Meloni: sì a rave e Covid, ma niente bollette

Il primo Consiglio dei ministri operativo del governo Meloni ha approvato norme che sembrano ricalcare temi cari alla coalizione di centrodestra, ma che poche conseguenze avranno dal punto di vista economico e della crisi energetica. La priorità, per il momento, è stata introdurre nuove regole sul personale sanitario non vaccinato e contro i rave. Nulla, invece, in campo economico: nessun intervento sulle bollette, nessun intervento sul cuneo fiscale, nessun intervento contro il caro benzina e nessun intervento per mitigare gli effetti dell’inflazione sulle famiglie.

Che fine hanno fatto bollette e stipendi?

Per il caro bollette, quindi, si aspetta: il decreto Aiuti quater potrebbe slittare alla prossima settimana. Sul taglio del cuneo fiscale, invece, probabilmente non se ne parlerà prima di qualche mese: nella legge di Bilancio dovrebbe essere confermato solo lo sgravio contributivo del 2% attualmente in vigore e introdotto da Draghi.

Si deve attendere anche per la conferma del taglio delle accise su benzina e diesel, in scadenza il 18 novembre. È vero che per questa misura come per il caro bollette c’è ancora qualche giorno di margine e i tempi non sono strettissimi. Ma è altrettanto vero che Meloni ha da subito definito queste misure come quelle prioritarie. E invece il primo Cdm si è occupato di ben altro.

Nulla di irreparabile: il tempo per mettere in campo le misure contro il caro energia e l’inflazione c’è. Ma il messaggio che è passato non sembra proprio coerente con quanto più volte affermato dalla stessa presidente del Consiglio: l’emergenza sono le bollette e gli stipendi, diceva. Ma l’approccio dell’esecutivo, per il momento, sembra rinviare ogni decisione su questa emergenza, che sia per volontà politica o per difficoltà tecniche (per esempio nel trovare le risorse). E allora per il momento sembra più semplice introdurre misure identitarie che possano piacere agli elettori di centrodestra, magari anche un ottimo specchio per le allodole, utile da richiamare nel caso in cui emergano i primi ritardi negli interventi sui temi economici.

Iscriviti a Money.it