Altro che blocco dei licenziamenti: oltre 100mila lavoratori hanno perso il posto da marzo

Teresa Maddonni

19/11/2020

22/09/2021 - 15:01

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Nonostante il blocco dei licenziamenti in vigore da marzo moltissimi lavoratori, 117.921, hanno perso il posto di lavoro e soprattutto per giustificato motivo oggettivo. I dati del ministero del Lavoro svelano l’amara realtà.

Altro che blocco dei licenziamenti: oltre 100mila lavoratori hanno perso il posto da marzo

Altro che blocco dei licenziamenti: da marzo sono oltre 100mila i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro.

A rivelarlo i dati del ministero del Lavoro pubblicati in esclusiva da Huffpost Italia.

Si tratta per la precisione di 117.921 lavoratori che avrebbero perso il posto di lavoro nonostante il blocco dei licenziamenti introdotto con il decreto n.18/2020 del 17 marzo, Cura Italia, convertito nella Legge n.27/2020 e confermato con le successive disposizioni e in ultimo con la Legge di Bilancio 2021 ancora in bozza portato fino al 31 marzo 2021.

Il picco maggiore di licenziamenti, e che riguarderebbero principalmente le donne, nonostante il blocco si è avuto proprio in lockdown. Nulla di strano si direbbe, dal momento che a essere vietati sono solo i licenziamenti collettivi e per giustificato motivo oggettivo, quindi per ragioni economiche, ma anche e soprattutto questi rientrano nei dati del ministero e che riguardano anche i mesi di maggio e giugno.

Vediamo allora nel dettaglio quanti e quali posti di lavoro sono stati persi e per quale motivo nei mesi dell’emergenza e in particolare in pieno lockdown.

Nonostante il blocco licenziamenti posti persi da marzo

Nonostante il blocco dei licenziamenti 117.921 lavoratori hanno perso il posto da marzo. I dati del ministero del Lavoro che Huffpost riporta in esclusiva lasciano emergere un quadro inaspettato. Di questi licenziamenti eseguiti nonostante il blocco la maggior parte riguarda donne:

  • il 53% del totale si è avuto a marzo;
  • il 71% ad aprile;
  • il 64% a maggio;
  • il 63% a giugno.

I lavoratori che hanno perso il posto di lavoro erano principalmente impiegati nel settore privato e con contratti a tempo indeterminato.

Riportiamo dettaglio i licenziamenti secondo i dati che vanno da marzo a giugno nella tabella di seguito.

MeseTipologia di licenziamentoTotale
Marzo Licenziamento collettivo 1.581
Licenziamento giusta causa 4.938
Licenziamento per giustificato motivo oggettivo 32.025
Licenziamento per giustificato motivo soggettivo 1.363
Totale 39.907
Aprile Licenziamento collettivo 745
Licenziamento giusta causa 2.721
Licenziamento per giustificato motivo oggettivo 14.395
Licenziamento per giustificato motivo soggettivo 735
Totale 18.596
Maggio Licenziamento collettivo 1.369
Licenziamento giusta causa 3.900
Licenziamento per giustificato motivo oggettivo 19.581
Licenziamento per giustificato motivo soggettivo 1.307
Totale 26.157
Giugno Licenziamento collettivo 1.289
Licenziamento giusta causa 5.744
Licenziamento per giustificato motivo oggettivo 24.236
Licenziamento per giustificato motivo soggettivo 1.992
Totale 33.261

Come si può notare dai dati riportati in tabella, nonostante il blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo e quelli collettivi, le motivazioni economiche sono alla base della perdita di numerosissimi posti di lavoro, con un’incidenza maggiore che è sempre femminile.

A marzo i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo sono stati 32.025 e 1.581 quelli collettivi. Ad aprile 14.395 e 745 i collettivi, poi il dato è rimasto costante nei due mesi successivi: 19.581 nel mese di maggio quelli per giustificato motivo oggettivo e 1.369 quelli collettivi, nel mese di giugno 24.236 i primi e 1.289 i secondi.

I licenziamenti per motivazioni economiche rappresentano pertanto la maggioranza nonostante il blocco imposto. Ma perché? Come è possibile che nonostante le disposizioni che stabiliscono il blocco dei licenziamenti così tanti lavoratori abbiano perso il posto?

Blocco dei licenziamenti: ecco perché in tanti hanno perso il posto

Cerchiamo ora di capire, e il ministero del Lavoro ci viene in aiuto, perché tanti lavoratori hanno perso il posto di lavoro nonostante il blocco dei licenziamenti.

Ricordiamo che con il decreto Agosto è stata introdotta la deroga al blocco dei licenziamenti, ma solo da agosto appunto, quando sono scaduti i mesi del Cura Italia rinnovati dal dl Rilancio (il 17 agosto) e precisamente dal 18. Sono escluse pertanto dal blocco dei licenziamenti:

  • le imprese che hanno cessato l’attività;
  • le imprese dichiarate fallite quando non sia previsto l’esercizio provvisorio;
  • nelle ipotesi di accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscono al predetto accordo.

Ora guardando ai dati che abbiamo sopra riportato i licenziamenti per motivazioni economiche sono maggiori. Il ministero, come riporta Huffpost, dichiara che la maggior parte di questi licenziamenti riguardano i lavoratori domestici esclusi dalla norma che intima il blocco e che una parte dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro risultano riassunti, ma si tratta solo di una parte dei 90.237 licenziamenti per giustificato motivo oggettivo pertanto i sindacati chiedono dati pubblici per evitare che le aziende aggirino le norme.

Ricordiamo anche che INPS ha ottenuto dal ministero del Lavoro la possibilità di concedere la naspi per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo nonostante fossero bloccati. Il giudice può decidere sulla legittimità o meno del licenziamento e se il lavoratore viene reintegrato questo deve restituire le rate di Naspi erogate dall’Istituto.

I dati del ministero fanno emergere che comunque i licenziamenti con il blocco sono calati: a gennaio sono stati 57.433 e a febbraio 53.807. Un calo che tuttavia non ha impedito in molti casi di arginare la norma sul blocco dei licenziamenti e non ha evitato che moltissimi lavoratori perdessero il posto di lavoro laddove la tutela doveva essere garantita per legge.

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