Bielorussia, l’Ue non riconosce Lukashenko come presidente: via libera a sanzioni

Mario D’Angelo

14/08/2020

Il Consiglio degli Affari esteri Ue ha dato il via libera a sanzioni contro la Bielorussia per le violenze contro i manifestanti e i brogli elettorali

Bielorussia, l’Ue non riconosce Lukashenko come presidente: via libera a sanzioni

L’Unione europea imporrà nuove sanzioni contro la Bielorussia responsabili per la dura repressione delle manifestazioni seguite al dubbio risultato delle elezioni. Ad annunciare la notizia è stato il ministro tedesco Heiko Maas al termine di una riunione con i ministri degli Esteri dell’Ue.

Ue non riconosce risultato elezioni in Bielorussia

Al termine di un consiglio degli Affari esteri su situazione nel Mediterraneo orientale (con focus su Libano), Venezuela, ed elezioni presidenziali in Bielorussia, l’Ue ha deciso di prendere posizione contro il governo di Alexander Lukashenko, “ultimo dittatore d’Europa”.

L’accordo politico trovato in queste ore ha come oggetto sanzioni mirate nei confronti dei responsabili delle violenze contro i manifestanti e dei brogli elettorali. Dopo il lavoro tecnico, per decidere in cosa, precisamente, consisteranno tali sanzioni, avverrà l’adozione formale. Nei prossimi giorni sarà stilata una lista di nomi.

“L’Ue non accetta i risultati elettorali. Inizia il lavoro sulle sanzioni per i responsabili delle violenze e della falsificazione del voto”, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell, il quale ha aggiunto che la videoconferenza “si è conclusa in maniera positiva e costruttiva”. L’Europa, in via ufficiale, non accetta il risultato delle elezioni in Bielorussia.

La ministra degli Esteri svedese, Ann Linde, su Twitter ha scritto che “la reazione dell’Ue alle elezioni presidenziali bielorusse deve essere forte”.

Sanzioni dell’Ue contro la Bielorussia

Nel 2016 Bruxelles aveva tolto le sanzioni alla Bielorussia, citando progressi nello stato di diritto. Progressi che, a un certo punto, l’Ue ritiene essersi arrestati. Le sanzioni precedenti avevano colpito fabbricanti d’armi, beni congelati, e applicato restrizioni ai viaggi.

Maas, ministro degli Esteri della Germania, ha definito “completamente inaccettabili” le violenze contro i manifestanti. Insieme ad Austria e Svezia, la Germania è fra i fautori della linea dura, mentre l’Ungheria guida la linea della mediazione insieme a Repubblica Ceca, Danimarca e Paesi baltici.

Le proposta di sanzioni era stata avanzata, alla vigilia del Consiglio, dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

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