Il 7 febbraio Biden minacciò Nord Stream. Sarà una coincidenza. Ma la guerra è qui

Mauro Bottarelli

27 Settembre 2022 - 19:31

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Nel corso della conferenza stampa con Olaf Scholz, il presidente Usa dichiarò che in caso di invasione russa dell’Ucraina avrebbe distrutto l’infrastruttura. E sottolineò: «Siamo in grado di farlo»

Il 7 febbraio Biden minacciò Nord Stream. Sarà una coincidenza. Ma la guerra è qui

Se vi interessano i particolari tecnici, le conseguenze sul commercio marittimo o quelle sull’ecosistema, vi invito a seguire un telegiornale generalista. Questo breve articolo tratta la questione del guasto esiziale al sistema Nord Stream, sia 1 che 2, da un altro punto di vista. Probabilmente, poco popolare fra i medesimi media che vi ho consigliato di seguire se vi interessano accuse generiche ed elucubrazioni sui bars di pressione persi. O, peggio ancora, l’excusatio non petita in arrivo da Washington: Si tratta di un attacco, pronti ad aiutare l’Europa.

Cartina dell'area interessata dall'incidente a Nord Stream Cartina dell’area interessata dall’incidente a Nord Stream Fonte: Petroleum Economist/FT
Cartina dell'area interessata dall'incidente a Nord Stream Cartina dell’area interessata dall’incidente a Nord Stream Fonte: Kilde Grafik

E che si tratti di un attacco, in effetti, non esiste dubbio. Le prove attualmente in nostro possesso sembrano giustificare l’accaduto come il risultato di un sabotaggio. Comunque sia, di un atto violento più che di un incidente tecnico, queste le parole riferite a Bloomberg da una fonte della sicurezza interna tedesca, ovviamente sotto anonimato. E ancora, stando a quanto riferito al quotidiano tedesco Tagesspiegel da fonte governativa, le pipelines di Nord Stream potrebbero essere state danneggiate da attacchi mirati alle strutture e le perdite in atto sarebbero il risultato di questi atti.. Comunque sia, tutto quanto sta accadendo sta remando contro l’ipotesi di una mera coincidenza. Non possiamo infatti immaginare uno scenario simile che non sia frutto di un’azione volontaria.

Infine, il quotidiano svedese Aftonbaldet ha contattato il capo operativo delle Forze armate del Paese, Michael Claesson, a detta del quale non si può escludere una correlazione fra le perdite di gas in atto e la mobilitazione della Russia della scorsa settimana... L’incidente occorso è chiaramente classificabile come di matrice militare. Questa la formula utilizzata, a military matter. A poche ore dalla proclamazione dei risultati del referendum di annessione a Mosca delle quattro province ucraine a maggioranza russofona. E con Kiev che immediatamente ha parlato di un atto terroristico della Russia.

Ci sono due problemi, la cui natura è talmente palese e innegabile da fare paura. Primo, alla luce di prezzi del gas tornati a salire, il mercato da giorni prezzava un possibile tentativo di appeasement russo verso l’Ue, riaprendo a volumi superiori al pressoché nulla attuale un tratto di Nord Stream 1. Se così fosse stato, perché colpire quell’infrastruttura? Ma, soprattutto, più in generale Mosca non avrebbe assolutamente nulla da guadagnare da un atto simile, se non precludersi del tutto la possibilità di una futura normalizzazione dei rapporti anche commerciali con l’Europa, danneggiando pesantemente un’infrastruttura strategica. E costosa.

Secondo, questo:

il 7 febbraio scorso nel corso della conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz in visita alla Casa Bianca, Joe Biden disse chiaramente che in caso la Russia avesse invaso l’Ucraina, gli Usa avrebbero colpito Nord Stream in modo tale da renderlo inesistente. All’obiezione del giornalista rispetto alla giurisdizione tedesca dell’infrastruttura, il presidente chiosò secco: Glielo prometto, saremo in grado di farlo.

Ora, probabilmente a parlare era l’amico immaginario dell’inquilino della Casa Bianca, quello a cui Biden stringe la mano nelle grandi occasioni, Resta il fatto che, a parti invertite, se una minaccia simile l’avesse avanzata Vladimir Putin, oggi i missili della Nato sarebbero già puntati su Mosca e Kaliningrad vedrebbe truppe alleate prendere il controllo delle strade. Nessuno, se dotato di buonafede, può negarlo.

Certo, i rischi che sottendono un’eventuale mossa simile sono paradossalmente talmente enormi da tramutare il sfacciatamente dire la verità nel miglior modo per dissimulare e scagionarsi, quasi a crearsi un alibi. Della serie, se avessi voluto farlo davvero, mica lo avrei detto in conferenza stampa. O forse sì. Nel quale caso, meglio prendere atto dell’unica realtà che davvero conta. Siamo un passo più vicino alla guerra. Nel cuore d’Europa.

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