Automobili, cellulari, pannelli solari. Autorità lancia un allarme senza precedenti sui dispositivi tech cinesi

Ilena D’Errico

6 Settembre 2025 - 00:10

Le armi più potenti della Cina sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno se n’è accorto.

Automobili, cellulari, pannelli solari. Autorità lancia un allarme senza precedenti sui dispositivi tech cinesi

La Cina domina il settore tech, ma il controllo che ha così acquisito è molto più ampio di quanto si possa immaginare. L’allarme sui dispositivi tech cinesi, in cui auto, cellulari e persino pannelli solari diventano armi di spionaggio e cyberattacchi, proviene da diverse autorità. Numerosi apparecchi made in China sono interessati da avvisi di sicurezza in vari Paesi occidentali, sotto la scrupolosa lente di enti come l’Agenzia nazionale per la sicurezza informatica della Repubblica Ceca (reduce da un attacco hacker al ministero degli Affari esteri) e il dipartimento della Sicurezza nazionale, insieme a quello dell’Energia, degli Stati Uniti.

Il segreto di auto, cellulari, pannelli solari e batterie cinesi

Le indagini evidenziano rischi che farebbero impallidire le migliori trame dei film fantascientifici, relegando le teorie più cospiratorie e complottiste a mere analisi dei fatti. Moltissimi dispositivi tech provenienti dalla Cina presentano componenti nascosti con funzioni tutt’altro che rispettabili, dal massiccio furto di dati allo spegnimento degli impianti solari da remoto. Ufficialmente, le accuse sono state rinnegate da Pechino, ma molti Stati stanno prendendo forti contromisure per tutelare la sicurezza nazionale. Ecco che, per difesa, l’Occidente prova a diminuire la propria dipendenza dalla Cina prima che sia troppo tardi.

Un obiettivo non facile da raggiungere, visto che la Pechino gioca in un terreno completamente diverso dai competitors occidentali. I costi di manodopera pressoché nulli, la disponibilità diretta delle materie prime e gli incentivi statali consentono a Pechino di offrire apparecchi di qualità a prezzi stracciati rispetto al mercato occidentale, che deve soddisfare tutt’altro genere di standard. Tuttavia, qualcosa deve cambiare.

Nessun Paese dovrebbe dipendere in maniera considerevole da un altro in settori delicati e strategici, tanto meno da uno Stato con cui i rapporti politici non sono sempre calmi e bilanciati. Adesso, però, non è più solo una questione di economia o potere negoziale: c’è in ballo la sicurezza, e con lei la libertà, di milioni di cittadini.

Tra i problemi più temuti riscontrati nei dispositivi cinesi c’è il kill switch nei pannelli solari, un sistema che consentirebbe alla Cina di disattivare gli impianti da remoto, attraverso un componente non dichiarato. Un sistema che, eventualmente, consentirebbe a Pechino di spegnere quasi completamente interi Paesi. Basti pensare che secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) è la Cina a produrre l’80% dei pannelli solari in tutto il mondo, dominando l’intero percorso produttivo.

I maggiori importatori sono l’Unione europea e gli Stati Uniti, che non riescono in alcun modo a sostenere un approvvigionamento più diversificato, né tanto meno la produzione interna. Per arrivare all’indipendenza che auspicano serve ancora del tempo, ma l’urgenza è sotto gli occhi di tutti. Per arginare il problema, le telecamere cinesi sono state vietate in istituzioni sensibili, sono stati avviati programmi per recuperare terreno nel fotovoltaico, ma soprattutto è stata chiesta attenzione nell’acquisto degli apparecchi.

Allarme senza precedenti sui dispositivi tech cinesi

È richiesta prudenza nelle sedi governative e delle forze dell’ordine, principalmente, laddove la fuga di informazioni e gli attacchi informatici possono avere effetti devastanti. Alla Cina, d’altra parte, viene domandata maggiore collaborazione. Pechino dovrebbe controllare meglio i propri prodotti e informare i partner commerciali dei possibili rischi, obbligo che ovviamente non si presta alla tentazione di tenere l’Occidente sotto scacco. Gli strumenti di sorveglianza offrono vantaggi senza paragoni, potenzialmente attingendo da qualsiasi dispositivo, dalle smart Tv ai cellulari, alle batterie delle auto, ma non è neanche l’aspetto peggiore.

I dispositivi di comunicazione non documentati ritrovati in numerosi apparecchi consentirebbero di aggirare le protezioni e agire da remoto, compromettendo infrastrutture critiche di importanza vitale, causando veri e propri blackout totali. Tra gli allarmi più pronunciati in tal senso, c’è quello della Repubblica Ceca, con Lukáš Kintr, direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza informatica che ha dichiarato:

Chiunque affidi la gestione dei propri dati e della tecnologia alla Repubblica Popolare Cinese rischia un uso improprio. Non si tratta di allarmismo, ma di una realtà che viene confermata da casi specifici di attacchi informatici contro la Repubblica Ceca e i nostri alleati. Pertanto, ci teniamo a precisare che ogni istituzione e azienda privata deve valutare con molta attenzione se è disposta ad esporsi a tale rischio. Non è in gioco solo la sicurezza informatica, ma anche la resilienza della nostra società alle influenze esterne.

Argomenti

# Hacker

Iscriviti a Money.it