Quando le auto cinesi sono una copia dei modelli occidentali

Redazione Motori

2 Maggio 2018 - 13:40

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La Cina si prepara a diventare il nuovo leader mondiale del settore automotive grazie alla spinta dell’auto elettrica, ma c’è stato un tempo - neanche troppo lontano - in cui copiava i modelli occidentali.

L’auto elettrica è un’occasione di svolta non solo per la mobilità universale ma anche per l’economia di Paesi come la Cina, da tempo pronti ad affermarsi in un mercato difficile e regolato da concorrenti eccellenti.

La mobilità elettrica, invece, è una novità per tutti, e l’industria cinese si è fatta trovare pronta per diventare un punto di riferimento globale, stimolando la domanda interna fino ad ottenere il ruolo di primo mercato al mondo per auto elettriche.

Fino a pochi anni fa, però, le auto cinesi non erano assolutamente sinonimo di rivoluzione né di qualità o innovazione, ma erano anzi delle vere e proprie copie spudorate dei modelli occidentali.

Auto cinesi, copie delle occidentali

Oggi le case automobilistiche cinesi stringono partnership con i costruttori occidentali per mettere a punto nuove strategie di mercato e per realizzare nuovi modelli: fino al 2022 questa sarà anche una condizione obbligatoria che le grandi case europee e americane dovranno accettare per costruire sul suolo di Pechino.

Anche in passato è stato così, ma a pagarne le spese era l’originalità, ma il prezzo chiaramente più vantaggioso. Ad esempio, nel 2011, la cinese Brilliance Automotive - dopo aver stretto un accordo con BMW - lanciò la Brilliance A3, una vera e propria copia autorizzata del suv X3, che in Europa e Usa era già un modello di successo.

Oltre a copiare dai partner europei, in Cina si è presa ispirazione anche dai best seller del vicino Giappone. Il colosso Byd, che oggi guida il settore delle elettriche, stringendo accordi alla pari con case occidentali, nel 2008 copiava la Toyota Aygo e lanciava la sua citycar F0. In quegli anni, Byd ha anche creato i modelli S8 e F8 prendendo il posteriore dalla Renault Mègane Cabriolet e il muso con quattro fari della Mercedes CLK.

Il colosso Geely - oggi proprietario di Volvo e Lotus, in continua ascesa - nel 2009 aveva lanciato al Salone di Shanghai il modello GE, fortemente ispirato all’ammiraglia Rolls Royce Phantom. Per evitare guai, poco dopo la presentazione l’auto subì importanti modifiche.

Dalle copie non autorizzate alle elettriche

Le copie cinesi, infatti, come avviene spesso per i prodotti alimentari, sono state oggetto di azioni legali: il modello Peri della Great Wall, ad esempio, era una copia molto somigliante della nostra Fiat Panda e ne fu vietata la diffusione in Europa nel 2006, mentre in Cina continuò ad essere prodotto dal 2009. La stessa casa ci riprovò nel 2008 con la Florid fortemente ispirata alla Toyota Yaris.

Anche Daimler ha dovuto prendere provvedimenti contro la Martin Motors per il modello Bubble, molto simile alla Smart. L’unica differenza era la ruota di scorta esterna, tipo fuoristrada, ma non è bastato per evitare una causa durata molto tempo. Il contenzioso si è concluso con un accordo.

Uno dei casi più eclatanti è anche piuttosto recente: la Landwind X7 è una copia ì della Range Rover Evoque, tanto che già nel 2014 la casa inglese ha denunciato il brand cinese, che nonostante questo ha proposto nel 2018 un restyling sempre in linea con il modello di riferimento.

BMW ha impedito la vendita in Germania della Shanghuan Ceo, una copia - stavolta non autorizzata - del suv X5. Uno dei casi più incredibili, che proponiamo nell’immagine in cima all’articolo, riguarda la Zotye SR8, un suv di lusso presentato al Salone di Pechino 2016 e che riprende tutte le linee estetiche - di interni ed esterni - dalla Porsche Macan.

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