Le bollette della luce diventano ancora più care. Presto potrebbero arrivare nuovi aumenti e la causa è nella legge di Bilancio.
Gli italiani rischiano di subire nuovi aumenti in bolletta, nello specifico per quelle dell’energia elettrica.
Ad avvertire di un tale scenario è l’Arera che, insieme a varie associazioni per i consumatori, sta facendo pressione sul governo affinché riveda le regole sulle concessioni ai distributori di energia. Questi ultimi, infatti, otterranno la proroga senza dover partecipare a una gara pubblica, ma saranno chiamati al versamento di oneri aggiuntivi allo Stato, come previsto dalla legge di Bilancio 2025. Queste spese ulteriori si tradurranno inevitabilmente in nuovi rincari per gli utenti finali, come conseguenza dell’aumento dei costi per i venditori.
La voce degli oneri di sistema nelle bollette avrà così un peso sempre maggiore, sempre che il governo Meloni non torni indietro sui propri passi. Certo, l’effetto di questi rincari potrebbe essere mitigato dalle misure per la riduzione dei prezzi, ma con beneficio estremamente limitato.
Perché rischi di pagare di più le bollette della luce
Per capire i probabili aumenti in vista è necessario chiarire l’attuale situazione del mercato energetico, dove le concessioni ai distributori di energia scadranno nel 2030. Per questa ragione, nel 2025 doveva essere indetta una gara aperta a tutti i distributori per accordare le nuove concessioni.
La legge di Bilancio, tuttavia, ha deciso di prorogare le concessioni in vigore senza modifiche per tutta la durata degli investimenti, comunque entro un massimo di altri vent’anni. Così, non è necessario affrontare una procedura di gara e le concessioni restano garantite nei confronti degli stessi soggetti che le hanno ora. Sono proprio i distributori a essere avvantaggiati da questo provvedimento, non rischiando di perdere la propria concessione, di fatto senza mettersi in gioco in nuovi concorsi. La proroga diretta, che peraltro viene approvata dalle associazioni per i consumatori, ha però un prezzo, che i distributori dovranno versare allo Stato.
Il problema è che non saranno i distributori a farsi carico davvero di quest’onere, bensì gli utenti finali sui quali saranno inevitabilmente scaricati i costi. Ecco perché le associazioni hanno scritto una lettera al ministro della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, chiedendo di abolire o almeno modificare la norma in questione.
Il fondo riduzione bollette non basta
La legge di Bilancio 2025 non si limita a prorogare le concessioni di distribuzione di energia, che peraltro appartengono a Enel per più dell’80%, ma tenta anche di limitare il danno a carico dei consumatori. Viene infatti previsto che una parte dei soldi provenienti dalla rimodulazione delle concessioni confluisca in un fondo di riduzione delle bollette.
La manovra finanziaria, tuttavia, non accenna neanche a specificare questo meccanismo, tanto meno a definire modalità e percentuali. Non è stata colta neanche l’occasione del decreto bollette per fare chiarezza, pertanto si sa con certezza soltanto che ci saranno costi aggiuntivi, una parte dei quali astrattamente destinata a finanziare la riduzione delle bollette. Per i consumatori si presuppone quindi un beneficio minimo e comunque circoscritto ad alcune fasce, mentre i distributori recuperano parte dell’onere statale, oltre la misura già addossata agli utenti finali.
Senza contare che per l’Arera, chiamata a definire i criteri per quantificare questo onere, bisognerebbe evitare del tutto lo scarico dei costi sui consumatori.
Le associazioni sono quindi allarmate anche per questo, pur apprezzando l’anticipo con cui ha agito il governo e soprattutto la scelta di prorogare le concessioni. Una nuova procedura di gara, infatti, si sarebbe rivelata controproducente secondo gli esperti, trattandosi di un’attività altamente strategica. Per adesso, comunque, non è possibile provare a quantificare gli aumenti. Le società di distribuzione devono ancora presentare il piano di investimenti straordinari richiesto dalla legge di Bilancio.
Nel frattempo, l’Arera auspica in un cambiamento della norma che risolva definitivamente la questione, considerando i livelli di prezzi già elevati per le famiglie italiane.
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