Aumento di 300 euro per lo stipendio di questi lavoratori, lo ha deciso il governo

Alessandro Nuzzo

19 Aprile 2025 - 10:01

L’emendamento inserito nel Decreto Pa appena approvato in Commissione prevede un aumento di stipendio per i dipendenti pubblici, ma non tutti.

Aumento di 300 euro per lo stipendio di questi lavoratori, lo ha deciso il governo

Buone notizie per i dipendenti pubblici che lavorano nei Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni. L’emendamento inserito nel decreto Pa approvato in commissione alla Camera lo scorso giovedì, ha sbloccato l’aumento del Fondo delle risorse decentrate, il che potrà significare un aumento di stipendio fino a 300 euro lordi al mese in busta paga.

Un aumento, che come vedremo, non sarà previsto per tutti. L’emendamento potrà porre fine alla discrepanza di stipendio che c’è da anni tra i dipendenti pubblici che lavorano negli Enti locali e i dipendenti statali, ad esempio quelli dei ministeri, che percepiscono uno stipendio più elevato.

La norma mira a consentire agli enti locali di aumentare gli stipendi dei propri dipendenti, superando vincoli ormai obsoleti che, negli ultimi anni, hanno generato un forte squilibrio retributivo rispetto ai lavoratori statali. Per raggiungere questo obiettivo, viene modificata una regola di bilancio che finora aveva limitato la possibilità di intervento da parte delle amministrazioni regionali e comunali.

Come aumenta lo stipendio e per chi

Questa regola, addentrandoci nei tecnicismi del caso, significa che Regioni, Province e Comuni potranno aumentare la componente stabile del Fondo delle risorse decentrate e le posizioni organizzative fino al 48% del totale della spesa per gli stipendi. Le amministrazioni potranno aumentare non gli stipendi tabellari ma le altre voci presenti in busta paga. Secondo una stima fatta dal Sole 24 Ore, l’aumento delle retribuzioni fino al 48% comporterebbe un incremento complessivo di 1,5 miliardi di euro per il personale non dirigente dei Comuni e di 300 milioni per i dipendenti degli altri enti territoriali. I 382 mila dipendenti comunali senza qualifica dirigenziale vedrebbero in media un aumento annuo lordo di 3.926 euro, pari a circa 302 euro mensili su 13 mensilità.

L’aumento di stipendio spetterà ai dipendenti pubblici che non sono dirigenti. Niente aumento invece per coloro che lavorano per le Unione di Comuni, le Camere di commercio, e in generale tutti quegli enti che non sono Comuni, Città metropolitane, Province o Regioni.

Ma c’è un altro problema: dove trovare i fondi. L’emendamento infatti non prevede alcuno stanziamento aggiuntivo da parte del Governo. Questo significa che dovranno essere i singoli Enti locali a trovare i fondi necessari e solo quelli con i bilanci in regola potranno prevedere un aumento degli stipendi per i propri dipendenti.

Il rischio è che si possa creare una disparità tra le amministrazioni locali. Per questo i sindacati sono preoccupati: «L’emendamento ha il grande problema di non stanziare un euro in più e aggraverà il divario tra quegli enti che possono permettersi di investire sul personale (pochi) e quelli che non potranno farlo (i più)», scrive il sindacato Fp Cgil in una nota.

Inoltre, come sottolinea la Cgil, dalla possibilità di aumento restano escluse le Camere di Commercio, le Unioni di Comuni e tutti gli altri enti del comparto funzioni locali che non rientrano tra Comuni, Province e Regioni. La norma, inoltre, ha un impatto diretto sul calcolo della capacità assunzionale: l’incremento del salario accessorio comporterà infatti una riduzione della possibilità, per gli enti interessati, di assumere nuovo personale.

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