Assegno di inclusione sospeso subito a queste famiglie, ecco come evitarlo

Simone Micocci

16 Gennaio 2024 - 14:32

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Assegno di inclusione, rischio immediata sospensione dei pagamenti per chi non assolve all’obbligo di presentazione presso i servizi sociali del Comune. C’è tempo 120 giorni dalla firma del Pad.

Assegno di inclusione sospeso subito a queste famiglie, ecco come evitarlo

L’Assegno di inclusione verrà pagato dopo il 26 gennaio 2024 per coloro che ne hanno fatto domanda entro il 7 di questo mese, mentre per gli altri arriverà dal 15 febbraio prossimo.

Tuttavia, per alcune famiglie il pagamento di Assegno di inclusione potrebbe essere sospeso dopo pochi mesi. Ci sono degli obblighi, infatti, che se non rispettati possono portare all’interruzione immediata dei pagamenti, uno su tutti quello che impone alle famiglie beneficiare del nuovo strumento di recarsi presso i servizi sociali del comune di residenza per la presa in carico e la sottoscrizione del patto di inclusione sociale.

È importante sottolineare che per quanto solitamente la convocazione dovrebbe essere effettuata dai servizi sociali stessi, la normativa prevede un limite di tempo entro cui l’appuntamento va comunque effettuato pena la sospensione del pagamento. Ciò significa che se la convocazione non arriva è il nucleo familiare a doversi presentare autonomamente.

A tal proposito, ecco quali sono gli obblighi da seguire subito dopo che viene riconosciuto il diritto all’Assegno di inclusione così da non rischiare l’interruzione dei pagamenti pochi mesi dopo la consegna della carta.

Assegno di inclusione, dopo quanto presentarsi ai servizi sociali?

Mentre per il Reddito di cittadinanza era il centro per l’impiego l’ente di riferimento, con i servizi sociali sullo sfondo, adesso sono proprio quest’ultimi a dover gestire la maggior parte delle operazioni che portano alla presa in carico del nucleo familiare.

Già con la sottoscrizione del Patto di attivazione digitale, infatti, i dati relativi al nucleo familiare vengono inviati al servizio sociale del Comune di residenza per l’analisi e la presa in carico dei componenti con bisogni complessi e per l’attivazione degli eventuali sostegni, nonché del percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa.

A tal proposito, una volta raccolti i dati i servizi sociali hanno tempo 120 giorni dalla sottoscrizione del Pad, ovviamente attendendo l’esito positivo dell’istruttoria, per convocare i beneficiari e avviare il percorso di politica attiva e inclusione sociale.

E laddove la comunicazione non dovesse arrivare? In tal caso sarà comunque obbligo per la famiglia presentarsi autonomamente presso i servizi sociali del Comune al fine di consentire la valutazione multidimensionale dei bisogni del nucleo familiare.

Il consiglio, quindi, è di attendere a ridosso della scadenza: se la convocazione non dovesse arrivare allora recatevi, anche senza appuntamento, presso gli uffici dei servizi sociali del vostro Comune di residenza.

Chi deve rispondere alla convocazione

Con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione ci sono dei componenti del nucleo familiare che vengono esclusi dal parametro di scala di equivalenza: ci riferiamo a quelli di età compresa tra i 18 e i 59 anni che sono nella condizione di poter svolgere un’attività lavorativa, in quanto non disabili e senza particolari carichi di cura.

Si potrebbe pensare quindi che il suddetto obbligo non riguardi loro, ma in realtà non è così. Come stabilito dall’articolo 8, comma 5, del decreto ministeriale n. 154 del 2023, la valutazione multidimensionale del nucleo familiare effettuata dai servizi sociali allo scopo di definire il percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa coinvolge indistintamente tutto il nucleo familiare, indipendentemente dalla presenza o meno di componenti tenuti agli obblighi di attivazione lavorativa.

Cosa rischia chi non si presenta ai servizi sociali

Rispettare la suddetta scadenza è molto importante. Come precisato dall’Inps nella circolare n. 105 del 16 dicembre scorso, infatti, laddove nei termini indicati non risulti avvenuto un primo incontro i pagamenti dell’Assegno di inclusione vengono sospesi.

La riattivazione è prevista una volta che si terrà l’incontro.

Non si tratta quindi di una sanzione irrevocabile, per quanto comunque immaginiamo che per la famiglia in difficoltà economica la sospensione dei pagamenti rappresenti uno scenario da evitare assolutamente.

Quando l’Assegno di inclusione decade

Discorso differente quando i servizi sociali effettuano la convocazione ma il beneficiario non si presenta comunque. Ai sensi dell’articolo 8, comma 6, lettera a, del decreto legge n. 48 del 2023, infatti, se il nucleo familiare non si presenta alla prima convocazione il diritto all’Assegno di inclusione decade immediatamente.

L’obbligo di presentazione ogni 3 mesi

Non basta però presentarsi ai servizi sociali entro 4 mesi dall’attivazione del Pad per mantenere il diritto all’Assegno di inclusione. Tra i vari obblighi, infatti, c’è anche quello che grava sui beneficiari della misura, con la sola eccezione di quelli considerati attivabili al lavoro, di presentarsi ogni 90 giorni ai servizi sociali, o presso i patronati, per aggiornare la propria posizione.

Diversamente, quelli attivabili al lavoro - ai quali viene imposta la firma del Patto di servizio personalizzato - ogni 90 giorni devono presentarsi ai centri per l’impiego o in alternativa presso i soggetti accreditati ai servizi per il lavoro (agenzie private) presso cui è stato sottoscritto il suddetto patto.

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