Arriva il conto dell’inflazione: ecco chi sta pagando di più e cosa succederà adesso

Stefano Rizzuti

20/04/2023

20/04/2023 - 10:58

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Le inflazioni sono due e c’è chi sta pagando un conto molto più salato: il professore Guglielmo Barone, dell’Università di Bologna, spiega il perché e cosa può succedere nei prossimi mesi.

Arriva il conto dell’inflazione: ecco chi sta pagando di più e cosa succederà adesso

L’inflazione non è solo una. Probabilmente mai come nell’ultimo anno l’inflazione è stata un fenomeno completamente diverso per chi ha redditi bassi e per chi ha redditi alti. Guglielmo Barone, professore di Economia politica all’Università di Bologna, spiega in un’intervista a Money.it perché si può parlare di due inflazioni, evidenziando l’impatto completamente differente che l’aumento dei prezzi ha avuto in base alle diverse fasce di reddito.

Non c’è dubbio che l’inflazione abbia colpito maggiormente le persone con reddito più basso, soprattutto considerando che i maggiori aumenti di prezzo si sono registrati per beni e servizi di uso quotidiano a cui non si può rinunciare: dai prodotti alimentari alle bollette.

I governi - prima Draghi e poi Meloni - hanno provato a intervenire aiutando soprattutto chi ha risentito maggiormente degli effetti dell’inflazione: ci sono riusciti? Il professore prova a spiegare perché l’inflazione non è stata la stessa per tutti, quanto sia stato efficace l’intervento statale e cosa potrà succedere nei prossimi mesi.

Le due inflazioni: i redditi bassi e i redditi alti

Per Barone non ci sono dubbi: l’inflazione dell’ultimo anno “ha colpito in modo più forte le famiglie a basso reddito”. E questo è avvenuto per una ragione precisa: “Il paniere di consumo non è uguale per tutte le famiglie. Quelle a basso reddito devolvono una quota maggiore dei consumi alle bollette, alle spese per la casa, mentre quelle ad alto reddito spendono di più sui pasti fuori casa, sul tempo libero”.

Questa inflazione ha colpito più duramente proprio i beni che le famiglie a basso reddito consumano maggiormente, a partire da quelli energetico. Il peso di una bolletta, prosegue il professore, è più alto per una famiglia a basso reddito, “quindi il tasso d’inflazione medio è più alto per chi ha un reddito basso e più basso per chi ha un reddito alto”.

Quest’inflazione ha agito come un’imposta regressiva, con effetti più pesanti su chi ha meno. Il Bruegel Institute, sottolinea Barone, ha stimato una differenza di cinque punti percentuali tra queste due inflazioni: negli ultimi 12 mesi, in sostanza, l’inflazione è stata del 5% più alta per i redditi bassi rispetto a chi ha i redditi più elevati.

E non finisce qui, perché va valutata anche “la minore resilienza delle famiglie a basso reddito per altri motivi: hanno tendenzialmente un minore risparmio (quelle con reddito più alto possono invece contrarlo); le famiglie ad alto reddito possono preservare i consumi ricorrendo a prodotti più economici, per esempio facendo la spesa a un discount (quelle a basso reddito già lo facevano); le famiglie a basso reddito hanno meno asset liquidi con i quali fronteggiare l’aumento dell’inflazione”.

Quindi le famiglie a basso reddito hanno subito uno shock più alto e hanno minore capacità di resistenza, dando vita a una forma di “estrema disuguaglianza”.

Le misure dei governi per fronteggiare l’inflazione

Secondo il professor Barone, bene hanno fatto i governi (prima Draghi e poi Meloni) ad aiutare soprattutto le famiglie a basso reddito di fronte a una imposta regressiva. Il problema è che sono state messe in campo misure difficili da gestire dal punto di vista della politica economica, perché “devono essere temporanee, non facendo passare il messaggio che siano permanenti altrimenti il valore dei prezzi salta”. E tornare indietro su misure di questo genere, da un punto di vista politico, non è per nulla facile.

Sono, di principio, da ritenere un errore misure che hanno lo stesso impatto su tutte le famiglie, come nel caso del taglio degli oneri di sistema delle bollette e dello sconto sulle accise sulla benzina. Se, di principio, si è trattato di misure sbagliate, va comunque detto che le cose non sono poi andate male, secondo il professore: “Chi ha fatto i calcoli sull’effettivo impatto di queste misure ha mostrato - numeri alla mano - che queste misure non indirizzate nel complesso hanno favorito più che proporzionalmente i redditi più bassi”.

In ogni caso, quando l’inflazione scenderà ulteriormente, “non possiamo pensare che in assoluto la bolletta la paghi lo Stato, questo non va bene in un’economia. Gli aiuti vanno bene, ma devono essere circoscritti nel tempo”.

Bonus e taglio del cuneo fiscale, perché hanno funzionato

Barone ritiene che misure come i bonus da 200 e poi da 150 euro o come il taglio del cuneo fiscale abbiano funzionato e siano stati sufficienti a mitigare gli effetti dell’inflazione. Il professore cita uno studio di alcuni analisti della Banca d’Italia che dimostra come queste misure siano “state efficaci nel sostenere i redditi medio-bassi: se guardiamo alla dinamica dei consumi delle famiglie, vediamo che hanno tenuto molto e stanno andando abbastanza bene”.

Nel 2022, per esempio, “il reddito disponibile - considerato primo motore dei consumi - è cresciuto, sostenuto da un mercato del lavoro molto forte, l’occupazione sta andando molto bene. E i consumi stanno andando bene, quindi l’idea è che queste misure siano state efficaci nel fare ciò che dovevano fare, ovvero sostenere i redditi più bassi”. I consumi sono in ripresa, pur non avendo raggiunto i livelli pre-pandemia, e la tendenza sembra favorevole anche per il futuro. Le famiglie “si attendono di continuare ad avere un lavoro, si registra un clima di fiducia negli ultimi mesi”.

Inflazione, cosa succederà nei prossimi mesi ai redditi più bassi

Cosa succederà nei prossimi mesi? I dati più recenti, sottolinea Barone, mostrano un’inflazione in discesa e - secondo i numeri forniti dal Bruegel Institute - anche la forbice tra le due inflazioni si sta restringendo. Ora, secondo il professore, è “necessario tornare un po’ a una normalizzazione: pian piano bisogna uscire da questa imposta regressiva e riallocare i consumi”.

I consumi, in sostanza, si dovranno adattare ai prezzi, rinunciando all’intervento dello Stato: per esempio è possibile che si debba risparmiare un pochino sui riscaldamenti, senza però altri aiuti in bolletta. Bisogna “smettere di credere che le finanze pubbliche siano senza fondo”, sottolinea Barone, soprattutto per un Paese dall’alto debito come l’Italia. La forbice tra le due inflazioni, quella per i redditi alti e quella per i redditi bassi, si sta quindi riducendo ed è destinata a ridursi ulteriormente.

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