Mentre la Silicon Valley spende oltre 100 miliardi l’anno in AI, Apple mantiene un approccio cauto, con 11 miliardi di investimenti previsti, affrontando dazi e indagini antitrust.
Nel panorama tecnologico del 2025, Apple rappresenta un’eccezione. Guidata da Tim Cook, la società di Cupertino ha perso il 15% in borsa dall’inizio dell’anno, peggio solo di Tesla tra i cosiddetti “Magnifici 7” di Wall Street. La sua strategia si distingue per un approccio più prudente agli investimenti in intelligenza artificiale, in netto contrasto con i colossi rivali.
Mentre Alphabet e Meta pianificano spese record – rispettivamente 203 e 147 miliardi di dollari in asset fissi – Apple prevede per il 2026 appena 11 miliardi di dollari di investimenti in conto capitale, circa un decimo di quanto programmato da Microsoft o Meta. Una scelta che appare conservativa, ma che per alcuni investitori potrebbe ridurre il rischio di esporsi a un’eventuale bolla dell’AI.
Le priorità di Cook sembrano essere altrove. I dazi imposti su prodotti provenienti da India e Vietnam, due poli chiave per la produzione di iPhone e accessori, comporteranno una riduzione stimata di 1,1 miliardi di dollari nei margini del trimestre in corso. A ciò si aggiungono le sfide legali: le autorità antitrust minacciano di ridurre i ricavi derivanti dagli accordi con Google per il preinstallamento dei suoi servizi e dalle commissioni sugli acquisti effettuati tramite l’App Store. [...]
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