Il colosso svedese dei pagamenti digitali registra una perdita netta di $99 milioni nel primo trimestre e sospende l’IPO. In discussione la sostenibilità del modello “Buy Now Pay Later” (BNPL).
Nonostante il fatturato sia cresciuto del 13% raggiungendo i 701 milioni di dollari, nel primo trimestre 2025 Klarna, la fintech svedese leader globale del “compra ora paga dopo”, ha riportato una perdita netta di 99 milioni di dollari, più del doppio rispetto ai 47 milioni registrati nello stesso periodo dell’anno precedente.
Sui conti pesano soprattutto l’aumento dei crediti inesigibili e le difficoltà crescenti dei clienti nel rimborsare le rate. Nel frattempo la tanto attesa quotazione a Wall Street è stata rinviata a data da destinarsi a causa delle incertezze macroeconomiche e delle nuove tensioni tariffarie negli Stati Uniti.
Il boom del “Buy Now Pay Later” manda in rosso Klarna
Il modello “compra ora paga dopo” ha rivoluzionato il modo di fare acquisti online, permettendo ai consumatori di dilazionare i pagamenti senza interessi. Klarna, in pochi anni, è diventata la regina di questo settore, contando oggi oltre 100 milioni di utenti attivi e partnership con 724.000 merchant in tutto il mondo, tra cui giganti come Walmart, DoorDash e eBay.
Tuttavia, proprio questa formula, così popolare tra i giovani e i consumatori alle prese con budget familiari sempre più compressi, sta mostrando le sue fragilità. Nel primo trimestre 2025, le perdite da crediti al consumo di Klarna sono salite del 17% rispetto all’anno precedente, arrivando a 136 milioni di dollari: si tratta della seconda voce di costo più pesante nel bilancio della società. Secondo un recente sondaggio LendingTree, il 41% degli utenti BNPL negli Stati Uniti ha dichiarato di aver saltato almeno una rata nell’ultimo anno, contro il 34% del 2024, e un quarto degli utenti ricorre a queste soluzioni persino per pagare la spesa alimentare, segno di una crescente pressione sui bilanci familiari.
Il fenomeno non riguarda solo Klarna, ma tutto il settore BNPL, che negli ultimi mesi ha visto aumentare i tassi di insolvenza, in parallelo con il nuovo record di indebitamento delle famiglie che, solo in America, è salito a 18.200 miliardi di dollari secondo i dati della Federal Reserve Bank di New York.
Klarna, dal canto suo, pur ammettendo la crescita degli insoluti, sottolinea che il tasso di default resta basso in rapporto al totale dei prestiti erogati (dallo 0,51% allo 0,54%). Ma la tendenza è chiara e preoccupa analisti e investitori.
IPO sospesa e intelligenza artificiale: le mosse (e i rischi) di Klarna
La crisi degli insoluti ha avuto infatti ripercussioni anche sui piani di crescita. L’azienda aveva pianificato una quotazione a Wall Street che avrebbe potuto valutarla oltre 15 miliardi di dollari, ma l’IPO è stata congelata ad aprile, ufficialmente a causa dell’instabilità dei mercati generata dalle nuove proposte tariffarie dell’amministrazione Trump.
Inizialmente, per contenere i costi e migliorare l’efficienza, la società aveva puntato con decisione sull’intelligenza artificiale, avviando già nel 2023 una partnership con OpenAI e implementando chatbot e assistenti virtuali che avevano permesso di ridurre del 40% la forza lavoro. Tuttavia, la strategia non è stata priva di contraddizioni: di recente, la società è tornata ad assumere personale umano per gestire la customer care, ammettendo che l’AI da sola non basta a garantire un servizio di qualità.
Nonostante le difficoltà strategiche e il rosso in bilancio, il numero di utenti è aumentato del 18% in un anno, la base merchant è cresciuta del 27% e il mercato USA, dove i ricavi sono saliti del 33%, rappresenta ormai il principale motore di sviluppo per l’azienda. Resta però da capire se e come il modello BNPL possa diventare realmente sostenibile.
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