Allarme Omicron, attacca il naso dei bambini e la memoria degli adulti: ecco cosa si rischia

Rosaria Imparato

3 Agosto 2022 - 13:10

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Due nuove ricerche danno risultati allarmanti: la variante Omicron attacca più facilmente il naso dei bambini, e la perdita dell’olfatto può prevedere anche problemi di memoria.

Allarme Omicron, attacca il naso dei bambini e la memoria degli adulti: ecco cosa si rischia

Ci sono due nuovi studi sul Covid-19 ed entrambi non portano buone notizie. La prima ricerca riguarda la variante Omicron, e della sua infettività nei confronti delle cellule più giovani. I bambini, quindi, sono maggiormente a rischio con questa variante. Questo cambiamento segna un punto di svolta, visto che all’inizio della pandemia i nasi dei bambini erano meno “accoglienti” rispetto a quelli degli adulti nei confronti del virus.

Il secondo studio riguarda invece la perdita dell’olfatto: è stato osservato come spesso questa condizione abbia portato in seguito anche a problemi di memoria. Vediamo quali sono le ultime novità.

Omicron infetta anche le cellule giovani: bambini a rischio

Lo studio che afferma che la variante Omicron mette a rischio anche i bambini, finora “salvi”, è stato condotto in America e pubblicato dai ricercatori su “Plos Biology”. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno fatto esperimenti in provetta mescolando il virus con le cellule nasali di 23 bambini sani e 15 adulti sani. Così facendo hanno scoperto che le difese antivirali nel naso dei bambini “erano notevolmente meno pronunciate nel caso di Omicron”. Inoltre, il team di ricercatori sostiene che Omicron si sia riprodotto “in modo più efficiente nelle cellule del rivestimento nasale dei bambini rispetto sia a Delta sia al virus originale.”

Gli studi sul virus originale e sulle sue varianti fino ad ora avevano dato risultati diversi, scoprendo che le cellule dei nasi più giovani forniscono una risposta immunitaria più forte rispetto a quelle che avvengono nei nasi degli adulti, ed era anche meno efficiente nel produrre copie di sé stesso nei nasi dei più piccoli. La variante Omicron però cambia le carte in tavola. Questi dati, però, spiegherebbero l’aumento del numero delle infezioni pediatriche durante l’ondata Omicron: per questo motivo i ricercatori hanno chiesto ulteriori studi.

Covid, chi ha perso l’olfatto potrebbe anche avere problemi di memoria: gli ultimi studi

Le cattive notizie non sono finite qui. Secondo quanto riferito dai ricercatori alla Conferenza internazionale dell’Alzheimer’s Association 2022, tenutasi online e a San Diego, chi ha contratto il Covid e ha avuto tra i sintomi i problemi di olfatto, potrebbe anche avere complicazioni riguardanti la memoria.

Lo studio è stato fatto in Argentina su un campione casuale di 766 persone di età superiore ai 60 anni, di cui circa il 90% aveva contratto il virus. In un periodo compreso tra i tre e i sei mesi dopo l’infezione sono stati eseguiti test fisici, cognitivi e neuropsichiatrici, che hanno mostrato un certo livello di «compromissione della memoria» in due terzi dei partecipanti infetti.

La gravità della disfunzione dell’olfatto dopo l’infezione con il coronavirus può essere un migliore predittore di deterioramento cognitivo a lungo termine rispetto alla gravità complessiva del Covid stesso. I ricercatori hanno studiato un campione casuale di 766 persone di età superiore ai 60 anni, circa il 90% delle quali era stato infettato dal virus. Test fisici, cognitivi e neuropsichiatrici eseguiti da tre a sei mesi dopo l’infezione hanno mostrato un certo grado di «compromissione della memoria» in due terzi dei partecipanti infetti.

Gabriela Gonzales, la leader dello studio fatto a Buenos Aires, ha spiegato che bisogna continuare a studiare il virus e le sue varianti per capire come prevenire l’impatto cognitivo a lungo termine:

“Più informazioni abbiamo su ciò che causa o almeno prevede chi sperimenterà il significativo impatto cognitivo a lungo termine dell’infezione da Covid, meglio possiamo tracciarlo e iniziare a sviluppare metodi per prevenirlo.”

I ricercatori hanno preso in considerazione anche gli altri fattori di rischio che potrebbero portare ai problemi di memoria per poi stabilire che comunque la perdita dell’olfatto dopo l’infezione da Covid è comunque un elemento può prevedere il deterioramento cognitivo.

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