Allarme Istat, una famiglia su tre taglia la spesa alimentare

Patrizia Del Pidio

7 Ottobre 2025 - 15:07

Una famiglia su tre taglia la spesa di generi alimentari. I dati diffusi dall’Istat mostrano una situazione drammatica per le famiglie a basso reddito. Vediamo dati e soluzioni proposte.

Allarme Istat, una famiglia su tre taglia la spesa alimentare

I dati diffusi dall’Istat sulla spesa delle famiglie italiane evidenzia che una famiglia su tre taglia la spesa alimentare. Anche se rispetto allo scorso anno la spesa per i consumi delle famiglie in Italia è rimasta stabile un terzo dei nuclei limita la spesa alimentare. La spesa media mensile, alimentare e non, pari a 2.755 euro del 2024 secondo l’Istat, è rimasta molto vicina a quella del 2023, pari a 2.738 euro al mese. Nonostante, quindi, dal 2023 al 2024 la spesa media mensile è rimasta pressoché invariata, il 33% delle famiglie dichiarano di aver limitato la spesa alimentare (cibi e bevande) rispetto all’anno prima.

Anche se questo è l’importo medio mensile della spesa è da sottolineare che ci sono differenze territoriali: al Nord Est si spendono 834 euro in più al mese rispetto al Sud (ma in questo caso andrebbe valutata anche la differenza di prezzi tra le due zone del Paese poiché la vita al sud ha un costo decisamente inferiore rispetto al Nord).

Di quanto è aumentata negli anni la spesa?

Tra il 2019 e il 2024 si è registrata un’inflazione del 18,5% che ha portato i consumi delle famiglie a salire del 7.6%. Sul fronte dei consumi alimentari, però, l’aumento è drammatico perché rispetto al 2019 nel 2024 i prodotti costano quasi un terzo in più.

Per molte famiglie le condizioni economiche sono sempre più precarie l’andamento dei prezzi è salito in modo poco trasparente. In parte gli aumenti sono stati imputati al caro energia, ma anche con lo stabilizzarsi del costo dell’energia a livelli più bassi, i prezzi non sono mai scesi in maniera adeguata. Con gli stipendi fermi la conseguenza per molte famiglie è stata quella di non riuscire a far fronte a tutte le spese. I redditi medio bassi sono stati erosi di più ed è aumentata, nel contempo, la disuguaglianza in campo alimentare.

I tagli alla spesa alimentare

Le rinunce delle famiglie hanno riguardato un settore vitale come quello dell’alimentazione: ridurre il consumo di carne e pesce porta sicuramente a spendere meno per l’alimentazione, ma ha conseguenze a livello di salute. Laddove non si è ridotto il consumo di carne e pesce c’è stato uno spostamento del consumo verso qualità meno costose.

Il 51% dei cittadini tende a ricercare offerte e sconti, ma anche a prediligere prodotti vicini alla scadenza per pagarli meno. A questo si somma anche l’aumento dell’abitudine di ricorrere ai discount per fare la spesa (incremento del 12,1%).

La Federconsumatori propone provvedimenti non solo per arginare gli aumenti di prezzo, ma anche per sostenere il potere di acquisto delle famiglie e nello specifico:

  • la rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe un risparmio di oltre 516 euro annui a famiglia);
  • la creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e una determinata azione di contrasto alla povertà alimentare.
  • lo stanziamento di risorse adeguate per la sanità pubblica e per il diritto allo studio;
  • una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i bassi redditi e i redditi medi, e non a incrementare le disuguaglianze. In tal senso è necessario restituire a tutti i pensionati e i lavoratori dipendenti quanto pagato più del dovuto a causa del fiscal drag;
  • l’avvio di determinate azioni di verifica e contrastare ogni fenomeno speculativo sui prezzi lungo le filiere.

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