Addio ai bonus casa: quali possono saltare con la direttiva Ue sulle case green

Giacomo Andreoli

15/03/2023

Se la direttiva Ue sulle case green venisse approvata così come è stata licenziata dal Parlamento europeo, dal 2024 sono destinati a saltare gli incentivi fiscali per le caldaie a gas.

Addio ai bonus casa: quali possono saltare con la direttiva Ue sulle case green

La direttiva europea sulle case green può avere un forte impatto sugli sconti fiscali attualmente in vigore in Italia già a partire dal 2024, mentre per edifici nuovi e ristrutturazioni è previsto il divieto di uso di fonti fossili. L’obiettivo del testo, approvato dal Parlamento Ue, ma che deve essere negoziato in sede di Consiglio europeo, è provare ad abbattere le emissioni inquinanti nel Vecchio Continente.

La direttiva, visto che gli edifici sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni a effetto serra dell’Unione, obbligherebbe tutte le case al passaggio alla classe E entro il 2030 e alla D entro il 2033, con tempi ancora più stretti per gli edifici pubblici.

Oggi le strutture sono divise in classi energetiche a seconda di quanto inquinano. In Italia il 74% degli immobili ha classe inferiore alla D, il 60% inferiore alla E. Servirebbero quindi lavori di massa, con gli incentivi attualmente disponibili che sarebbero validi solo in parte: si salverebbero, infatti, solo quelli che puntano di più sull’ecosostenibilità.

Direttiva case green, quali bonus possono saltare

Secondo la direttiva sia nei nuovi edifici che in quelli esistenti e ora in fase di ristrutturazione non potrebbero essere installati sistemi di riscaldamento a combustibili fossili.

I sostegni attualmente in vigore per le caldaie a gas sarebbero quindi destinati a saltare o quantomeno a cambiare radicalmente struttura. Le agevolazioni come l’ecobonus potrebbero così essere destinate ad apparecchi diversi, andando verso quelli ibridi o certificati per l’uso di gas rinnovabili, come l’idrogeno.

Le caldaie che non rientrano nel divieto

Per sistemi ibridi si intendono quelli formati da una caldaia a condensazione assieme a una pompa di calore, controllati da un’unica centralina. Le caldaie con combustibili rinnovabili sono invece quelle alimentate da idrogeno e biometano. Proprio queste due eccezioni hanno permesso di ottenere il sì di decine di europarlamentari dei gruppo maggioritario, quello dei Popolari, di centrodestra (ma con il no di Forza Italia).

In ogni caso la direttiva spiega che gli Stati membri non devono più garantire incentivi finanziari per l’installazione di caldaie individuali che usano combustibili fossili entro gennaio 2024. Ma come mettere in pratica il divieto in tempi così stretti? Su questo le nazioni come l’Italia si interrogano e non è detto che il pressing del governo Meloni non possa portare a delle modifiche, magari per dilazionare il divieto nel tempo.

Case green, incentivi e bonus solo ai più poveri?

La direttiva, infine, segna un principio, secondo cui gli incentivi dovrebbero essere destinati in via prioritaria a famiglie vulnerabili e a basso reddito. In pratica il sistema di agevolazioni dovrebbe dare una mano prima di tutto alle fasce più deboli. Tradotto, in Italia, visto che i soldi pubblici a disposizione saranno pochi: aiutare solo chi ha meno.

In generale, poi, secondo gli esperti intervistati da Money.it (Francesco Nocera e Gianpiero Evola dell’Università di Catania e Simone Franzò di Energy&Strategy), i lavori in casa a cui obbliga la direttiva potrebbero far risparmiare fino a 2000 o 3000 euro a famiglia sulla bolletta del gas ogni anno. Ma procedere con questi lavori costa decine di migliaia di euro e senza incentivi il gioco non vale la candela. Insomma, ci vorrebbe un sostegno europeo finanziato da fondi comuni, che per ora sembra lontano.

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