Cambia il volto dell’artigianato in Italia: crescono estetisti, tassisti e specialisti ICT, calano mestieri storici come falegnami e imbianchini. I dati del rapporto Unioncamere sul biennio 2023-2025.
L’artigianato italiano si sta trasformando profondamente, spostandosi dai mestieri tradizionali verso nuove professioni legate al benessere, alla mobilità urbana e al digitale.
Secondo un’elaborazione di Unioncamere e InfoCamere basata sui dati del Registro delle Imprese, negli ultimi due anni (2023-2025) si è registrata una forte crescita di imprese artigiane nel settore degli estetisti (+10,4%), tassisti (+7,2%) e specialisti ICT (+5,4%). Questi nuovi protagonisti rappresentano un artigianato più moderno e digitale, capace di intercettare i cambiamenti e i bisogni emergenti.
“Al 31 marzo 2025 le imprese artigiane registrate in Italia sono 1,24 milioni, ovvero il 21,2% del totale del tessuto imprenditoriale. Una cifra solida, ma che racconta un cambiamento profondo in risposta alle trasformazioni sociali e dei costumi in atto nel nostro Paese”, spiega il presidente di Unioncamere Andrea Prete.
Contestualmente, sono in calo mestieri simbolo del passato come i falegnami (-10,9%), i trasportatori (-8,9%) e gli imbianchini (-8,5%), settori spesso legati all’edilizia e al manifatturiero, che soffrono anche per la carenza di ricambio generazionale e le pressioni competitive delle nuove tecnologie.
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L’artigianato 4.0 e l’evoluzione delle imprese: più estetisti e meno falegnami
L’analisi di Unioncamere segnala un aumento netto di oltre 4.600 nuove imprese di estetisti e centri benessere, accompagnato da una crescita di tassisti, serramentisti, giardinieri, grafici e riparatori di macchinari. Le officine digitali e i servizi informatici stanno progressivamente sostituendo le tradizionali botteghe artigiane, creando nuove opportunità in settori legati all’innovazione digitale e alle tecnologie dell’informazione.
L’aumento degli specialisti ICT (+5,4%), ad esempio, è il segno più evidente di questa mutazione del mercato, con operatori che realizzano servizi digitali e web anche in modalità artigiana.
Questa evoluzione risponde a un cambiamento dei consumi e delle abitudini, in cui la personalizzazione dei servizi e la tecnologia hanno un peso crescente. Tuttavia, la trasformazione non è indolore per molte categorie storiche dell’artigianato. Falegnami, imbianchini e molti mestieri tradizionali legati all’edilizia e al manifatturiero registrano cali significativi.
La flessione delle imprese di falegnami, ad esempio, è pari al 10,9%, dei trasportatori al 8,9% e degli elettricisti al 2,9%. La concorrenza delle nuove tecnologie, il cambiamento dei mercati e l’assenza di un ricambio generazionale sono tra le cause principali dello svuotamento di questi settori.
Le nuove generazioni ridisegnano l’impresa artigiana
Uno degli aspetti più evidenti di questo cambiamento è legato alla composizione delle persone che guidano le nuove imprese artigiane. Le donne, i giovani sotto i 35 anni e i cittadini stranieri stanno infatti svolgendo un ruolo di primo piano in questa fase di rinnovamento. Le imprenditrici, in particolare, sono sempre più presenti in settori dinamici come quello dell’estetica, dove le imprese femminili sono cresciute dell’11%, e nei servizi di trasporto come i taxi, dove l’aumento tocca il 14,8%. Al contrario, sono meno presenti nei comparti più tradizionali come le lavanderie o la produzione di abbigliamento.
Gli imprenditori più giovani si distinguono soprattutto nei servizi digitali e nella mobilità urbana: le imprese under 35 attive nell’ICT sono cresciute del 15,6%, mentre quelle nel settore taxi dell’11,1%.
Anche i cittadini stranieri si stanno facendo largo nel mondo artigiano, con tassi di crescita particolarmente elevati tra i tassisti (+28,4%) e gli specialisti ICT (+29,2%).
Misure a sostegno dell’artigianato italiano
Nonostante queste tendenze incoraggianti, il settore artigiano si trova a dover affrontare alcune sfide importanti, come dichiara lo stesso Andrea Prete:
Incertezza internazionale e minaccia dazi pesano molto. Di sicuro una guerra commerciale potrebbe incidere sulla propensione delle imprese a investire e, quindi, a creare nuova occupazione.
A questo proposito, il presidente di Unioncamere, sottolinea anche l’importanza della flessibilità e dell’apertura verso nuovi mercati da parte delle imprese italiane, auspicando politiche che semplifichino la burocrazia e incentivino l’innovazione, in particolare con strumenti come il piano Industria 4.0.
Tra le iniziative più promettenti citate da Prete c’è la Zes unica, ovvero la zona economica speciale che si distingue per la rapidità nelle autorizzazioni e per la capacità di attrarre investimenti, generando effetti positivi anche sul piano occupazionale. Questi strumenti, se ben utilizzati, potrebbero rappresentare una leva fondamentale per accompagnare la trasformazione del settore artigiano italiano.
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