Yuan: guerra valutaria Soros vs. Cina. Chi vincerebbe?

Livio Spadaro

29/01/2016

29/01/2016 - 17:57

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La Cina ha preso di mira George Soros dopo le sue recenti dichiarazioni al World Economic Forum. Il magnate USA potrà ripetere quanto fatto con la sterlina inglese?

Yuan: guerra valutaria Soros vs. Cina. Chi vincerebbe?

Pochi giorni fa la Cina ha dichiarato guerra allo speculatore e squalo della finanza statunitense George Soros il quale, durante un intervento al World Economic Forum di Davos, aveva dichiarato di aspettarsi un “atterraggio duro” dell’economia cinese. In realtà, le autorità cinesi sono preoccupate dall’attacco che Soros, insieme ad altri speculatori, potrebbe lanciare sullo Yuan come accaduto nel 1992 alla sterlina inglese o alla lira italiana, crollate dopo l’attacco speculativo di Soros e altri hedge fund.

Cina: è scontro con George Soros

La Cina ha paura di quello che George Soros, magnate americano di origini ungheresi, potrebbe fare alla moneta nazionale: lo Yuan. Le autorità cinesi sono infatti preoccupate che Soros, insieme ad altri speculatori, possa attaccare lo Yuan per cercare di svalutarlo ed emulare così quanto fece con la lira italiana e la sterlina inglese.

Lo Yuan cinese e il Dollaro di Hong Kong sembrano effettivamente delle prede perfette per uno speculatore come Soros, poiché sono certamente vulnerabili ad attacchi speculativi come già accaduto nelle settimane scorse. Tuttavia, quanto accaduto nel 1992 sembra alquanto improbabile.

Un attacco speculativo di Soros ed altri fondi speculativi è già accaduto in oriente, durante la crisi finanziaria asiatica del 1997, Soros insieme ad altri hedge fund, fece crollare la moneta thailandese (Bath) dopo che fu sganciata dal paniere di valute internazionali.

La scorsa settimana il magnate di origini ungheresi, ha attirato le ire della Cina dopo aver dichiarato di aspettarsi un “atterraggio duro” dell’economia cinese. Il giorno seguente a tale dichiarazione, i giornali cinesi si sono presi gioco di Soros, facendo notare che ogni tentativo di speculazione sullo Yuan sarebbe stato prontamente rispedito al mittente e definendo il finanziere americano “coccodrillo”.

Perché un attacco speculativo sullo Yuan è altamente improbabile che vada a buon fine come invece successo alla sterlina inglese?

Il «mercoledì nero» della sterlina inglese

Nel 1992, il pound inglese faceva parte del sistema Europeo noto “accordo europeo di cambio” (ERM). Questo meccanismo richiedeva ai partecipanti di fissare fasce di cambio ristrette rispetto alle monete degli altri membri dell’ERM. Nel caso della sterlina, il cambio era stato fissato al 6% su entrambi i lati del tasso centrale.

Il meccanismo iniziò a scricchiolare quando la Germania, allora già economia dominante dell’Europa, rialzò i tassi di interesse per mantenere la pressione inflazionistica (generata dall’unificazione della Germania Ovest ed Est) su livelli bassi.

Il Regno Unito cadde in recessione nel tentativo di mantenere il passo tedesco e nel mentre la Germania declinava gli inviti di allentamento di politica monetaria.
L’Inghilterra si trovò così ad affrontare un ampio deficit delle partite correnti da affrontare con scarse riserve valutarie e bassi controlli sui capitali per affrontare la speculazione.

Soros e altri hedge fund, dubitarono della capacità della Bank of England di mantenere il cambio sterlina/marco tedesco al di sotto di 2,773 che corrispondeva al valore soglia più basso del cross.

In un solo giorno, noto come il «Mercoledì nero», la Bank of England innalzò i tassi di interesse ufficiali dal 10% al 12% e poi fino al 15%, nel tentativo poi fallito di difendere la fascia ERM. In definitiva, il governo inglese fu costretto alla resa e dovette abbandonare l’accordo europeo senza poi entrarne più a far parte.

Perché un attacco speculativo di Soros sullo Yuan è improbabile?

La banca centrale cinese (PBoC) non ha fissato una fascia di scambio per lo Yuan, ma può fissare dei limiti se richiesto. Il renminbi (lo Yuan) non è libero di fluttuare ma, allo stesso tempo, non è agganciato a un limite come invece avveniva per l’ERM.

L’assenza di agganci per lo Yuan significa che la PBoC, ha ancora il controllo della politica monetaria, aiutata dai controlli sui capitali. Mentre l’economia sta indubbiamente rallentando non si è in presenza di una recessione ma bensì di un periodo di ri-orientamento economico controllato dalle autorità.

Il surplus delle partite correnti è ancora molto elevato, grazie alla forza del settore dei beni di consumo, così come le riserve valutarie.

Per fare un confronto con quanto avvenuto nel Regno Unito nel 1992, all’epoca la Bank of England utilizzò £25 miliardi di riserve per contrastare la speculazione massiccia. Questo ammontare corrisponde a circa il 7% di quanto la PBoC potrebbe invece fare oggi.

Cina: lo Yuan continuerà probabilmente a svalutarsi

Lo Yuan potrebbe comunque continuare a scendere a causa del riassesto dell’economia cinese, tuttavia resta improbabile che possa accadere quanto visto con la sterlina inglese nel 1992. Le difese delle autorità cinesi infatti, farebbero in modo di annullare un eventuale ondata speculativa.

Tuttavia, le autorità cinesi dovranno fare in modo di tenere d’occhio il deflusso di capitali che su una fuoriuscita totale di $250 miliardi dei Paesi emergenti ammonta al 15%.

Fonte: Marketwatch.com

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