Wall Street da record? Sì, ma non c’è nessuna bolla sull’azionario

Nicola D’Antuono

29 Settembre 2014 - 06:59

Wall Street resta poco sotto i record assoluti, ma secondo la maggior parte degli esperti non c’è alcuna bolla sull’azionario. Andiamo a vedere perché.

Wall Street da record? Sì, ma non c’è nessuna bolla sull’azionario

A Wall Street, nonostante il lieve calo dai massimi storici e la sospettosa crescita del Vix (l’indice della “paura dei mercati”), il sentiment generalizzato tra gli investitori resta molto positivo nonostante le incertezze legate al ciclo economico in alcune aree geografiche chiave del pianeta (Europa e Cina in primis) e le attese di stretta sui tassi di interesse da parte della FED già nella prima parte del 2015. Il boom sensazionale degli indici azionari americani, iniziato dai bottom di marzo 2009 e dopo il ctack finanziario globale di un anno prima, non deve spaventare gli investitori.

Bisogna ricordare che gli investimenti effettuati in asset più rischiosi, come le azioni appunto, devono avere un rendimento molto più elevato rispetto a quello degli asset più tranquilli (come i titoli di stato). E’ il risk premium, ovvero il premio al rischio. Quando, però, i valori di questo indicatore aumentano troppo, ecco che può suonare il campanello d’allarme in quanto potrebbe esserci una eccessiva sopravvalutazione dei corsi azionari. Questo non è comunque il caso della borsa americana di oggi. Le valutazioni sono in linea con le medie storiche, per cui si può affermare che non esiste alcuna bolla sul mercato azionario.

Anche se si osserva il rapporto prezzo/utili non si evince alcuna sopravvalutazione. Secondo gli esperti, i rischi potrebbero però aumentare nei prossimi mesi quando i rendimenti dei titoli obbligazionari dovrebbero iniziare a muoversi verso l’alto sulle aspettative di una stretta sui tassi della Federal Reserve. Se i rendimenti dei titoli di stato dovessero salire parecchio in alto, gli utili societari potrebbero faticare non poco a tenere il passo per rendere l’equity ancora più appetibile rispetto ai bond governativi. Secondo Corrado Caironi di R&CA, intervistato da Plus24 de Il Sole-24 Ore, esiste un metodo ben preciso per tenere sotto controllo il premio al rischio.

L’esperto consiglia di utilizzare in un calcolo la stima degli utili del trimestre che si sta per chiudere, da proiettare su base annua e da confrontare poi per i valori dell’indice S&P500. Si ottiene così un valore: si prende l’indicatore prezzo/utili, lo si rapporta a 100 e lo si valuta all’inverso (utili/prezzo). Si otterrà un valore percentuale, che rappresenta il rendimento dell’indice azionario. Oggi questo valore dell’S&P500 è del 6,02%, che va confrontato con il tasso decennale sui T-Bond USA attualmente intorno al 2,5%. Il differenziale ottenuto (quasi 350 basis point) è il premio per il rischio (equity risk premium) e oggi dice che non esiste alcuna bolla azionaria.

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