Voto di fiducia al Governo: ecco come funziona e a cosa serve

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Tutto sul voto di fiducia che il Governo deve ottenere dal Parlamento dopo la sua formazione. Cosa dice la legge, come si vota e significato politico e istituzionale.

Voto di fiducia al Governo: ecco come funziona e a cosa serve

In Italia il presidente del Consiglio e il governo non sono eletti direttamente dagli aventi diritto, ma questi scelgono solamente i rappresentanti in parlamento. Per questo, ogni volta che viene formato un nuovo governo c’è bisogno del voto di fiducia, ossia il sostegno di una maggioranza parlamentare che permetta al governo di entrare in carica.

Senza la fiducia delle Camere, l’esecutivo non è legittimato ad agire e a portare a termine il suo programma. A cosa serve e come funziona la fiducia è indicato all’articolo 94 della Costituzione:

“Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.”

Esistono tre tipologie di fiducia: su mozioni o risoluzioni, tra cui quelle utilizzare per il sostegno parlamentare alla nascita di ogni esecutivo; mozioni di sfiducia nei confronti del governo o dei singoli ministri o su specifici progetti di legge considerati decisivi per l’attuazione del programma di governo.

Il voto di fiducia per la formazione del governo

Ogni governo, entro 10 giorni dalla nomina da parte del Presidente della Repubblica, deve recarsi alla Camera dei deputati e al Senato per ottenere il voto di fiducia. Questo è un passaggio obbligatorio che segna l’anello di congiunzione tra il potere legislativo (del Parlamento) e quello esecutivo (del governo entrante).

Nelle tempistiche stabilite dalla Costituzione, premier e ministri devono presentare il programma che si intende seguire e chiedere la legittimazione ai parlamentari, necessaria per assumere pieni poteri.

Il governo ottiene la fiducia se la maggioranza di deputati e senatori vota sì. La votazione si svolge per appello nominale ai sensi dell’articolo 64 della Costituzione: ogni parlamentare viene interpellato a turno e deve dichiarare pubblicamente se vota sì oppure no. Questo serve a evitare il fenomeno dei cosiddetti franchi tiratori (parlamentari che dichiarano un voto diverso da quello effettivamente espresso) e ad assicurare che i vari gruppi parlamentari si assumano la responsabilità del voto espresso e si impegnino a sostenere il governo.

Se il governo non ottiene la fiducia dovrà presentarsi nuovamente davanti al Presidente della Repubblica per dimettersi. Ciò significa che avrebbe inizio un’altra tranche di consultazioni per individuare un Presidente del consiglio che possa avere i numeri per governare il Paese.

Mozione di sfiducia e questione fiducia

L’insediamento del nuovo governo non è il solo momento in cui occorre il voto di fiducia del Parlamento; l’appoggio del potere legislativo deve esserci durante tutto il mandato. Per questo la fiducia, ossia la maggioranza in parlamento a supporto del governo, può essere richiesta anche con mozione di sfiducia o questione di fiducia:

  • la mozione di sfiducia, si verifica quando 1/10 dei componenti di una Camera firma un documento dove espone i motivi per revocare la fiducia al governo. La mozione di sfiducia apre la crisi di governo, si vota dopo 3 giorni a scrutinio palese e comporta l’obbligo di dimissioni in capo al governo, nel caso di esito negativo.
  • la questione di fiducia, viene utilizzata quando il Presidente del consiglio teme di non avere più l’appoggio delle Camere, necessario ad approvare un decreto fondamentale per attuare il programma dell’esecutivo e chiede che sia espresso un voto che manifesti l’appoggio al suo operato.

“La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera nella quale è presentata e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla presentazione”, recita l’ultimo comma dell’articolo 94.

Dottrina e giurisprudenza discutono da anni sull’ammissibilità della mozione di sfiducia dei singoli ministri, propendendo per la risposta affermativa sulla base del dettato dell’articolo 95 della Costituzione: “I ministri sono responsabili (...) individualmente degli atti dei loro dicasteri.”

E in effetti, la nostra storia politica conosce diversi episodi in cui la mozione di sfiducia è stata presentata nei confronti di un singolo ministro, ad esempio quella del 1995 contro l’allora ministro della Giustizia Filippo Mancuso.

Ma a cosa serve la mozione di sfiducia individuale? Il suo scopo è quello di preservare il vincolo di fiducia tra poteri mettendo in discussione l’operato di un singolo ministro e non dell’intero governo.

Utilizzo improprio del voto di fiducia su una legge

Spesso il voto di fiducia viene proposto al solo fine di velocizzare l’iter di approvazione di una legge, in maniera impropria rispetto ad dettato costituzionale. Una volta chiesta la fiducia su una legge o su un emendamento, il Parlamento è obbligato a esprimersi entro le 24 ore successive sul testo di legge.

Si tratta di un vantaggio evidente: basti pensare che, nella maggior parte dei casi, occorrono dei mesi prima che il parlamento analizzi un testo proposto alle Camere, invece con la fiducia basta un solo giorno.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un utilizzo massiccio del voto di fiducia, tale da diventare quasi una prassi nelle dinamiche tra governo e parlamento.

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