Un’inchiesta de L’Espresso punta il dito contro i 102 collaboratori, per un costo di 5 milioni, assunti dalla giunta Raggi che però contesta i numeri e annuncia una querela.
Virginia Raggi dichiara guerra a L’Espresso o viceversa, visto che l’inchiesta del settimanale sui 102 collaboratori che sarebbero stati assunti in questo anno e mezzo di giunta 5 Stelle a Roma con ogni probabilità finirà davanti a un giudice.
L’Espresso infatti nel suo ultimo numero dedica alla sindaca un ampio servizio, con copertina giudicata dalla Raggi “al limite della blasfemia” annessa, sui 102 collaboratori che secondo il settimanale sarebbero stati assunti negli ultimi 16 mesi dal Campidoglio per una spesa totale di 5 milioni.
Numeri questi subito contestati da Virginia Raggi che, con un lungo post su Facebook, attacca il settimanale di De Benedetti annunciando una querela e parlando di numeri distorti visto che la sua giunta avrebbe fatto risparmiare il Comune rispetto le precedenti amministrazioni.
Dopo il caso dell’avviso di garanzia per la sindaca di Torino Chiara Appendino, anche l’altra prima cittadina di punta del Movimento 5 Stelle torna così nell’occhio del ciclone, con la querelle tra la Raggi e L’Espresso che sembrerebbe essere soltanto all’inizio.
I collaboratori assunti dalla giunta Raggi
Nel suo ultimo numero L’Espresso regala la copertina a Virginia Raggi, realizzando all’interno un ampio servizio a firma di Luca Piana sulle assunzioni fatte a Roma in questi primi 16 mesi dalla giunta pentastellata.
Secondo il settimanale, dal suo insediamento in Campidoglio i 5 Stelle avrebbero assunto 102 collaboratori, circa una dozzina in più di quanto avesse fatto il precedente sindaco Ignazio Marino nei suoi due anni e mezzo alla guida della città.
Visti i tanti addii e le diverse sostituzioni di assessori e dirigenti, al momento stando ai numeri snocciolati da L’Espresso ci sarebbero a libro paga 85 collaboratori per un costo totale, considerando sia gli stipendi che gli altri oneri, di 5 milioni.
L’inchiesta quindi porta l’esempio di Edgar Helmut Meyer, scrittore e convinto animalista, assunto con uno stipendio di 41.425 euro, con il compito di “promuovere iniziative a favore dei diritti degli animali” e istituire dei corsi di formazione dedicati ai dipendenti “per tutor di colonie feline”.
Poi ci sarebbero il fisioterapista Andrea Pece, stipendio 55.158 euro, e l’allenatore di rugby Andrea Lijoi, stipendio 44.720 euro, assunti dal Campidoglio per migliorare il benessere fisico dei romani.
In pratica secondo l’inchiesta, dopo una campagna elettorale impostata sul cambiamento radicale e sulla fine degli sperperi di denaro pubblico, anche i pentastellati non avrebbero resistito “all’ebbrezza di dispensare poltrone e stipendi”.
Numeri e circostanze questi che hanno fatto infuriare Virginia Raggi, che appena letto l’articolo ha subito risposto con un post su Facebook dove si lascia intendere anche che questa vicenda avrà strascichi legali.
L’ira della Raggi
Non si è fatta attendere la risposta della Raggi al lungo articolo del settimanale, bollando l’inchiesta come un attacco strumentale dettato dall’avvicinarsi ormai della campagna elettorale delle prossime elezioni politiche.
I collaboratori della Giunta sono la metà, 54 in tutto. Costo totale: 3,8 milioni di euro e non 5 milioni come riportato. Dov’era L’Espresso quando con l’ex sindaco Alemanno si arrivava a spendere 12 milioni di euro l’anno? Dov’era quando abbiamo ridotto gli sprechi e tagliato poltrone rispetto al passato? Dov’era quando abbiamo licenziato dall’Atac gli assunti di Parentopoli? Non ho visto nessuna copertina dedicata a queste nostre grandi vittorie per i cittadini.
Per la sindaca quindi i numeri forniti da L’Espresso sarebbero errati, visto che i collaboratori sarebbero 54 e non 102, per una spesa totale di 3,8 milioni e non 5 milioni come invece riportato dal settimanale.
Anche per quanto riguarda il confronto con i suoi predecessori, Virginia Raggi rivendica il netto cambio di passo della sua giunta, che costerebbe molto meno rispetto alle precedenti di Marino e Alemanno realizzando a riguardo anche una “copertina fake” de L’Espresso riportando quelli che sarebbero le cifre corrette.
La chiosa finale è dedicata a un mandato per presentare una querela che già sarebbe stato dato al proprio legale, anche se questa eventualità non sembrerebbe spaventare il settimanale che subito ha provato a smontare la tesi difensiva della sindaca.
La contro replica de L’Espresso si basa sui dati pubblicati che sarebbero stati presi dal sito istituzionale di Roma Capitale consultando la sezione “Deliberazioni e atti”, arricchendo poi la risposta con una tabella dove sono elencati i collaboratori e i manager assunti.
Con ogni probabilità quindi spetterà a un giudice decidere se l’inchiesta giornalistica sia stata corretta o meno. Una cosa comunque è certa: anche se mancano diversi mesi al voto, il clima politico che si respira nel nostro paese è già più che teso.
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