Effetti della guerra commerciale sull’import di vino in Cina

Alessio Trappolini

8 Luglio 2019 - 14:29

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Storico sorpasso dell’Australia ai danni della Francia: nei primi cinque mesi dell’anno, l’import di vino australiano in Cina supera i 306 milioni di euro, contro i 271 di quello francese, Merito degli accordi di libero scambio fra Paesi

Effetti della guerra commerciale sull’import di vino in Cina

Il 2019 verrà ricordato come l’anno del crollo delle esportazioni europee di vino verso la Cina.

I cinesi non bevono più vino o è colpa della guerra commerciale tra Usa e Cina? Media res, di fatto però non può dirsi che i cinesi abbiano smesso di bere quanto piuttosto hanno indirizzato le loro preferenze verso vini prodotti in altre aree geografiche fuori dall’Europa e dagli Stati Uniti.

Ecco cosa è stato rilevato nel report Nomisma Wine Monitor pubblicato oggi.

Gli accordi fanno la differenza

Nel 2018 la riduzione dell’import di vino in Cina aveva fatto segnare un -2% a valore a fronte di un -8% a volume. Nei primi cinque mesi di quest’anno, il calo è ancora più significativo: -14% se misurato in euro, -18% nelle quantità.

Ma la diminuzione non riguarda tutti i vini. Se risulta pesante per i francesi (-31,5% a valori), gli spagnoli (-16,9%) e gli italiani (-12,5%), lo stesso non può dirsi per australiani e cileni che all’opposto crescono rispettivamente del 4,8% e 8,4%.

Fonte: Nomisma Wine Monitor su dati doganali

«Il prezzo gioca un ruolo fondamentale negli acquisti dei vini da parte dei cinesi e gli accordi di libero scambio di cui godono australiani e cileni (che permette loro di entrare in Cina a dazio zero) li favoriscono rispetto ai competitor, anche nei confronti dei più blasonati francesi che fino a qualche anno fa sembravano immuni da queste logiche concorrenziali», dichiara Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor.

Il calo nell’import cinese di vini francesi ha riguardato i vini fermi imbottigliati – che rappresentano a volume il 95% del totale – diminuiti a valore di quasi il 34%, mentre ha risparmiato gli spumanti (principalmente Champagne) che all’opposto sono cresciuti di oltre il 24%.

La stessa cosa, nel suo piccolo, ha riguardato l’Italia: mentre si sono ridotti gli acquisti a valore del 15% in seno ai vini fermi, quelli relativi agli spumanti hanno fatto registrare un +5%.

Guerra commerciale, gli effetti sul vino made in Usa

Ne è riprova quanto accaduto all’import di vini statunitensi in questi primi cinque mesi: la guerra commerciale combattuta da Trump con la Cina a colpi di aumenti tariffari alle frontiere ha portato le vendite di vini Usa sul mercato cinese a -54% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

È invece fuori di dubbio come l’Australia abbia deciso di investire pesantemente sul mercato cinese, tanto da farlo diventare il primo mercato di sbocco dei propri vini. Oggi il 40% dei ricavi derivanti dalle vendite oltre frontiera dei vini fermi imbottigliati australiani deriva proprio dalla Cina quando dieci anni fa tale incidenza non arrivava al 4%.

«Ma il sorpasso australiano ai danni della Francia può anche essere interpretato come un cambiamento nelle modalità di consumo dei vini da parte dei cinesi, un segno di maturità e maggior consapevolezza negli acquisti, non più dettati solo dalla ricerca di status e notorietà, ma di qualità al giusto prezzo. E, in questo caso, il vino italiano può giocare la sua partita, a patto di farsi conoscere dal consumatore cinese» ha aggiunto Pantini.

All’estero il vino italiano continua a piacere

La riduzione che ha interessato l’import dei vini italiani sul mercato cinese non ha fortunatamente trovato analogie sugli altri principali mercati mondiali. Restando in tema di mercati terzi, l’import di vini dall’Italia è cresciuto – sempre a valore e nei primi cinque mesi del 2019 – di quasi il 10% in Giappone, del 2% in USA, Svizzera e Norvegia e dell’1% in Canada. Percentuali significative di incremento in Corea del Sud (+18%) e Brasile (+4%), anche se il “peso” di questi mercati è ancora marginale sulle nostre esportazioni complessive (meno dell’1%).

Sul fronte degli altri mercati – con dati però disponibili al primo quadrimestre 2019 – si evidenzia una buona crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente delle importazioni di vino dal nostro paese in Russia (+9%), Francia (+4%) e Regno Unito (+2%), mentre in Germania si assiste – ormai purtroppo come consuetudine da alcuni anni – ad un calo del 2%.

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