Londra è la nuova mecca delle aziende americane: poche tasse e servizi di altissimo livello. In Italia Fiat e Gtech sono già fuggite nella capitale britannica.
In Italia ce ne eravamo accorti già da qualche tempo, dopo aver visto aziende come Fiat e Gtech spostare la sede in Inghilterra per pagare meno tasse.
Ora se ne stanno accorgendo anche negli Stati Uniti, dove è Wall Street Journal a puntare il dito contro la propensione delle grandi Corporate americane a spostare la residenza fiscale a Londra e dintorni. Scrive il quotidiano finanziario newyorchese:
"Una volta l’America combatteva la Gran Bretagna per non pagarle le tasse. Ora le aziende Usa si spostano in massa verso il Regno Unito, per pagare le loro tasse".
L’Inversion
Il WSJ chiama il processo Inversion, ed è uno dei temi più scottanti del momento e riguarda le strategie di molte aziende: prima Pfizer ha tentato di comprare la britannica AstraZeneca poi Abbvie ha comprato l’irlandese Shire.
In sostanza le aziende americane comprano una società straniera, in Regno Unito, in Irlanda, o in qualsiasi posto dove si pagano meno tasse, e poi spostano lì parte della produzione, per mantenere legalmente la parvenza delle “sinergie industriali” e godere di un minore “tax rate”.
Esistono poi delle piccole regole da rispettare, ma niente di così stringente.
Per essere considerata una compagnia di diritto britannico, ad esempio, un’azienda deve tenere un certo numero di riunioni nella City, far domiciliare alcuni consiglieri in Inghilterra, avere una struttura stabile e dimostrare che da lì vengono prese le decisioni strategiche rilevanti per il gruppo.
Inoltre, i servizi che la capitale britannica offre, la comunione della lingua e la garanzia di entrare a far parte di una delle principali piazze finanziarie del mondo fanno il resto.
Di fatto, ormai, molte aziende americane preferiscono Londra a Dublino, anche se in Irlanda si pagano meno tasse: i servizi che Londra offre sono impareggiabili per velocità e comodità.
La preoccupazione di Obama
L’inversion, un po’ come è accaduto qui da noi, sta preoccupando anche la politica americana.
Si stima che solo nell’ultimo anno il risparmio fiscale delle compagnie è stato di 1 miliardi di dollari, che si traduce in meno entrate fiscali per il governo federale per quasi 4 miliardi.
Ed il tutto sfruttando al massimo prima i privilegi che gli Stati Uniti offrono: università, leggi ad hoc in difesa delle aziende, sgravi fiscali.
Il presidente Barack Obama è rimasto particolarmente contrariato dalla pratica dell’Inversion messa in pratica dalle aziende e ha dichiarato:
"Non mi importa se è legale, è sbagliato"
Una presa di posizione dura, che si accompagna a quella del segretario al Tesoro Jacob Lew, che sta mettendo a punto una nuova legge per rendere la procedura di trasferimento più complicata e, soprattutto, retroattiva.
In particolare Lew punta a far aumentare la quota per la quale una società che si sposta all’estero non deve essere più considerata americana. In questo momento basta che il 20% dell’azienda vada all’estero mentre Lew vorrebbe che in futuro la quota fosse di almeno il 50%.
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