E se il trilione di Tesla fosse solo la replica (disastrosa) dello squeeze di Volkswagen?

Mauro Bottarelli

26 Ottobre 2021 - 14:09

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Cosa ha dopato il market cap di Elon Musk? Una «gamma bomb» su opzioni innescata dall’acquisto di 100.000 auto da parte di Hertz. Azienda post-Chapter 11 che al 30 giugno aveva in cassa 1,8 miliardi

E se il trilione di Tesla fosse solo la replica (disastrosa) dello squeeze di Volkswagen?

Il fatto del giorno: Tesla raggiunge il trilione di market cap, sospinta dalla notizia dell’acquisto di 100.000 vetture elettriche da parte di Hertz, a sua volta intenzionata a rendere totalmente green la sua flotta. Una cavalcata senza precedenti quella vissuta dal titolo dell’azienda di Elon Musk. Cui nemmeno il +12,66% con cui ha concluso la sessione non pare rendere giustizia: la capitalizzazione di Tesla, infatti, è aumentata 1 miliardo di dollari ogni 10 secondi nella giornata di contrattazioni.

Follia. Per almeno un paio di motivi. Primo, l’ordine di Hertz, ammesso e non concesso che vada in porto, garantirebbe al gigante dell’auto elettrica revenue per 4,2 miliardi di dollari, a fronte di un tempo di consegna totale stimato in 14 mesi. C’è un problema: il committente al 30 giugno aveva in cassa solo 1,8 miliardi di dollari ed era appena uscita da una tortuosa procedura di Chapter 11. Mentre l’appaltatore è un’azienda con 1 trilione di market cap ma anche con il proprio debito ancora classificato a livello junk. Le condizioni, soprattutto legate al diritto di recesso? Ovviamente, sconosciute.

Tant’è, il mercato ha gradito. Forse dimenticandosi anche un altro particolare: stante le revenues che Tesla ritiene di generare, parrebbe che Hertz ordini 100.000 veicoli e li paghi lo stesso prezzo applicato a Mr. Smith per una singola vettura. Curioso. Secondo e più preoccupante. Come mostrano questi due grafici,

Trend di variazione del gamma di Tesla sul delta del sottostante (titolo azionario) Trend di variazione del gamma di Tesla sul delta del sottostante (titolo azionario) Fonte: SpotGamma
Variazione intraday dello strike delle opzioni call di Tesla Variazione intraday dello strike delle opzioni call di Tesla Fonte: Bloomberg

la cavalcata del titolo Tesla è stata garantita da quella che viene denominato gamma bomb o gamma squeeze: di fatto, i 100 miliardi di market cap guadagnati sono frutto di call shorts a 900 dollari rimasti intrappolati nel momento in cui la notizia del mega-ordine di Hertz ha fatto muovere il titolo al rialzo. Il gamma vacumm venutosi a creare al di sopra di quota 900 dollari, quindi, ha a sua volta dato corpo al più classico dei covering feedback che ha auto-alimentato in moto perpetuo il rialzo intraday.

La seconda immagine parla chiaro: strikes di opzioni call che aumentano di 10.000 dollari in un giorno sono rari quanto gli unicorni a pois da incontrare nell’arco di un’intera vita. Ieri, si sono palesati. E questa terza e ultima immagine

Andamento storico del market cap di Volkswagen (2008-2020) Andamento storico del market cap di Volkswagen (2008-2020) Fonte: Bloomberg

sembra mettere in prospettiva quanto potrebbe accadere: lo squeeze appena sostanziatosi ricorda infatti in maniera inquietante quello che spedì alle stelle il market cap di Volkswagen del 2008, quando nel pieno della crisi finanziaria e con il gigante automobilistico teutonico in seria crisi finanziaria, dal cilindro delle alchimie di mercato emerse la decisione di Porsche di salire prima al 30% e poi al 44% del pacchetto di Volkswagen con un’opzione per crescere di un ulteriore 30%.

Di fatto, Porsche controllava il 74% di Volkswagen. Conseguentemente, quest’ultima passò da oggetto degli appetiti ribassisti a protagonista di uno dei più colossali casi di imbalance fra domanda e offerta di titoli della storia, visto che con la mossa di Porsche il flottante scese dal 45% all’1% circa dell’outstanding totale. Detto fatto, il titolo si impennò e il market cap di Volkswagen il 28 ottobre del 2008 volò anch’esso alle soglie del trilione. Per l’esattezza, 999,19 miliardi.

Il grafico mostra plasticamente come andò a finire nel brevissimo termine quell’incursione nell’empireo della follia finanziaria. Déjà vu? Visto il peso di Tesla sull’indice tech statunitense, l’esposizione al titolo di un flagship dello stesso come il fondo Ark di Cathie Wood e il loop ormai simbiotico e diretto fra Elon Musk e le criptovalute, c’è da sperare di no. Altrimenti, lo squeeze teutonico di 13 anni fa verrà ricordato come una passeggiata nel parco.

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