In Germania è avvenuto un sorprendente boom di richieste di lingotti: +20% nei primi tre mesi dell’anno. Il motivo? Il timore che il QE possa provocare un picco dei prezzi
Da qualche giorno si stanno avvicendando sempre più frequentemente report molto positivi sull’oro da parte di gestori e analisti finanziari. Negli ultimi due anni il metallo prezioso ha vissuto una fase molto negativa, che ha addirittura riavvicinato la quotazione ai mille dollari l’oncia. A metà marzo scorso l’oro ha toccato il minimo più basso dell’anno a 1.142$, una decina di dollari in più rispetto al bottom del 2014 toccato a inizio novembre scorso. Secondo i graficisti si tratterebbe di un classico doppio minimo, una figura di analisi tecnica in grado di anticipare con buona precisione un’inversione del trend nel medio periodo.
A favore dell’oro si è schierato uno dei money manager più ascoltati nel panorama finanziario globale, ovvero Ray Dalio del Bridgewater, uno dei principali fondi di ivestimento alternativi del pianeta. Lo specialista ha dichiarato che chiunque avesse un briciolo di conoscenza di economia (e di storia) dovrebbe sapere che è giunto il momento di detenere oro in portafoglio. Il guru del colosso americano degli investimenti ha aggiunto che “non c’è un motivo valido per non possedere oro”. Dalio ricorda che “l’oro è come una valuta” e rappresenta un’ottima alternativa agli investimenti tradizionali anche per chi possiede piccole somme di denaro.
L’invito ad accumulare lingotti è stato finora accolto senza alcun dubbio dai tedeschi, che nel primo trimestre del 2015 hanno richiesto il 20% in più di oro rispetto a un anno fa. Lo ha dichiarato il World Gold Council, l’associazione industriale delle principali aziende minerarie e aurifere. Le richieste boom di lingotti da parte dei tedeschi vengono spiegate dal timore che il programma di quantitative easing della BCE possa alla fine scatenare inflazione, affossando tra l’altro il Bund. Le insicurezze sul futuro dell’economia dei tedeschi sono condivise anche dagli austriaci, dagli svizzeri e dai francesi: anche in questo caso si riscontra un’impennata anomala della domanda di lingotti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA