Tfr in busta paga: l’anticipo del trattamento di fine rapporto è uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi mesi, e forse la misura più controversa varata dall’esecutivo varato da Matteo Renzi. E se i dubbi sulla convenienza dell’intera operazione permangono, già a maggio ci saranno i primi beneficiari.
Tfr in busta paga, ma conviene davvero? A questa domanda abbiamo provato a rispondere spesso, e sull’argomento si sono espressi numerosi esperti del settore, tutti accomunati – in fin dei conti – da un parere sostanzialmente negativo sull’intera operazione. Niente tassazione separata, meno certezze per il futuro e aumento della basa imponibile: questi, in breve, i lati negativi più e più volte sottolineati dagli interpellati.
I primi soldi scattano a maggio
Tuttavia, è innegabile che i lavoratori alle prese con le difficoltà economiche di tutti i giorni, basti pensare alle semplice scadenze legate alle immancabili bollette, possano trovare allettante poter usufruire subito di una liquidazione futura, preferendo maggiori certezze nell’immediato che l’accumularsi di un gruzzoletto per il domani. Quindi, coloro che presenteranno domanda per avere il trattamento di fine rapporto entro il mese di aprile, ormai prossimo alla fine, otterranno quei soldi già nella busta paga di maggio, a patto di essere dipendenti di un’impresa con più di 50 dipendenti o di un’impresa di dimensioni più modeste, purché non faccia ricorso al finanziamento assistito da garanzia. Questi ultimi, infatti, avranno diritto alla quota di liquidazione a partire dal mese di agosto. A diffondere queste informazioni è l’Inps, attraverso un’apposita circolare, che è servita anche a chiarire come non verranno anticipati i trattamenti legati ai mesi di marzo e aprile.
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