Il tfr non farà ripartire i consumi e non costituirà un sostegno alle famiglie: questa in sintesi l’opinione degli italiani sull’ipotesi di erogare mensilmente il tfr.
Il premier tira dritto sull’ipotesi di mettere il 50% o più del tfr in busta paga. Nonostante le perplessità di sindacati, imprese e Confindustria, Renzi ha già annunciato che nella legge di stabilità sarà previsto l’intervento sul tfr; ancora non sappiamo in che misura e quali termini, ma probabilmente ci sarà. Ma cosa ne pensano gli italiani?
Critiche all’intervento
Secondo un sondaggio svolto proprio sul tema del tfr, pare che la maggior parte degli italiani non ritenga che la distribuzione anticipata del tfr costituisca un aiuto per le famiglie. E inoltre dichiara di non credere che questo eventuale provvedimento possa rilanciare i consumi. In effetti negli ultimi giorni le critiche nei confronti dell’intervento proposto dal governo si fanno sempre più insistenti. Da più parti si manifesta l’impressione che si stia perdendo tempo a discutere di un intervento mirato, circoscritto, quando sarebbe meglio convogliare le energie verso riforme strutturali della tassazione del lavoro, dell’occupazione e di incentivi alla crescita. 50-100 euro di tfr in busta paga possono sembrare un palliativo per le famiglie italiane che invece, avrebbero bisogno di meno tasse, più accessibilità ai prestiti e meno disoccupazione.
Inoltre ci sono anche problemi tecnici legati all’introduzione del tfr in busta paga. Il primo, denunciato dalle imprese, riguarda l’impatto che una simile iniziativa potrebbe avere sulle loro casse. Il tfr accumulato dal lavoratore durante la sua attività lavorativa, prima di essere erogato, confluisce nelle casse aziendali dove viene utilizzato per gli investimenti. Mettere il 50% del tfr in busta paga significa sottrarre alle piccole e medie imprese buona parte delle loro disponibilità di cassa.
Altro problema riguarda la tassazione del tfr. Il trattamento di fine rapporto infatti gode di una tassazione agevolata. Mettere il 50% o più del tfr nello stipendio significa sottoporla alla tassazione della busta paga che è molto più elevata. Per il lavoratore, in questo modo, non sarebbe conveniente chiedere l’addebito anticipato del tfr in busta paga.
Il sondaggio
Renato Mannheimer, di Ispo Ricerche ha effettuato un sondaggio sull’ipotesi di mettere il tfr in busta paga. Quasi due italiani su tre dichiarano di preferire l’accantonamento del tfr in modo da ritrovarsi un consistente tesoretto al momento di andare in pensione. Soltanto poco più del 30% accoglie con favore la possibilità di prendere subito il tfr.
È interessante la differenziazione delle risposte rispetto al reddito familiare. Nelle fasce di reddito intermedio infatti, la maggior parte delle persone dichiara di preferire la riscossione del tfr a fine rapporto di lavoro. Ma tra i più "poveri" (con reddito inferiore a 15.000 euro all’anno) e i più "ricchi" (con reddito superiore a 50.000 euro l’anno) si rileva una maggior predisposizione per l’erogazione mensile del tfr.
Dal sondaggio inoltre emerge che il 69% degli intervistati lamenta la possibilità di una tassazione maggiore e il 67% teme per la perdita di una forma di risparmio. Infine il 50% non ritiene che la distribuzione mensile del tfr costituisca un aiuto per le famiglie. E il 60% dichiara di non credere che questo eventuale provvedimento possa rilanciare i consumi.
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