Terremoto centro Italia: perché continuano le scosse?

Chiara Ridolfi

18/01/2017

Il numero di scosse di terremoto negli ultimi mesi sembra non dare tregua e in molti si chiedono cosa stia succedendo al nostro sottosuolo. Proviamo a capire meglio la situazione delle faglie nel centro Italia.

Terremoto centro Italia: perché continuano le scosse?

Continuano le scosse di terremoto in centro Italia e lo sciame sismico non sembra dare tregua. Gli ultimi eventi sismici, verificatesi nella mattina del 18 gennaio 2017, hanno riportato la paura in molti cittadini, non solo della zona centrale dell’Italia.
Le scosse inoltre arrivano in un momento di grande disagio per queste aree, dato il gelo e la neve che si è accumulata.

Il terremoto, anche questa volta è stato piuttosto forte, e si è avvertito fino a Roma, dove molti uffici pubblici escuole sono state chiuse per precauzione.
La capitale infatti ha percepito distintamente le scosse e sono state molte le persone che si sono preoccupate.

Dopo il primo evento, che ad agosto ha portato alla distruzione di Accumuli e Amatrice, il sottosuolo e le faglie che si trovano in questa zona continuano a muoversi. Ne derivano così forti eventi sismici che portano molti a chiedersi: perché continuano le scosse?

Per capire tutto ciò dobbiamo tornare un attimo indietro nel tempo, alle lezioni che ciascuno di noi ha ascoltato di Scienze della terra. I terremoti sono provocati da assestamenti improvvisi della crosta terreste.
La crosta terrestre è in costante movimento e ha un’elasticità che riesce a sopportare un certo numero di spostamenti.

Quando questo numero di spostamenti è al limite e si supera lo sforzo elastico allora si genera una rottura e di conseguenza un terremoto. Vediamo adesso perché continuano le scosse nel centro Italia e quali sono le cause dei continui movimenti della crosta terreste.

Terremoto centro Italia: perché continuano le scosse?

Dopo le ultime scosse di terremoto sono in molti a chiedersi come mai non si concluda più lo sciame sismico. I terremoti avvengono quando le faglie, che compongono la crosta terrestre si muovono.
Nel caso dell’Appennino e delle zona del centro Italia le due faglie si stanno separando muovendosi in direzioni differenti.

Ogni qualvolta che si assiste ad un evento sismico, viene quindi liberata dell’energia, che rimaneva imprigionata. L’energia in questi casi porta ad una maggiore attività sismica e all’attivazione delle faglie che si trovano intorno.
Di conseguenza in questi casi aumenta l’attività sismica e lo sciame di scosse può durare a lungo.

Il 24 agosto 2016, quando arrivò la scossa con maggiore potenza, che distrusse molte città del centro Italia, si è sprigionata questa energia e le faglie a nord si sono riattivate.
Per tale ragione continuano quindi ad esserci scosse e eventi di questo genere, dal momento che il volume della crosta terrestre nella zona è stato perturbato.

La faglia di Nocia, ossia quella che ha provocato il terremoto della notte del 24 agosto 2016, si sapeva da tempo aver raggiunto il livello massimo di elasticità ed essere pronta a far esplodere la sua energia.
Non è però possibili prevedere un terremoto e sapere in che modo colpirà o dove sarà l’epicentro.

Così spiegò l’avvenimento Alessandro Amato, sismologo dell’Ingv, riferendosi alla forte scossa di fine ottobre, spiego al Corriere della sera: “Adesso sappiamo che c’è un’altra faglia attiva, a nord di quella responsabile del terremoto della scorsa estate. Sono contigue e in parte sovrapposte, nella zona di Norcia.

Terremoto centro Italia: fin quando dureranno le scosse?

La faglia, dopo il terremoto del 24 agosto, è stata “danneggiata” e si è aperta una fenditura di 20 km al suo interno che ha generato lo sciame sismico del quale sentiamo ancora gli effetti.
La caratteristica di questo tipo di terremoti, spiegò Massimo Cocco sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, è la serie di terremoti che seguono e le scosse che vengono dopo la prima forte.

Non c’è però modo di conoscere l’intervallo di tempo con cui avverranno e di prevedere l’intensità e soprattutto il luogo in cui ci sarà l’evento sismico. I terremoti non possono difatti essere previsti e non si hanno al momento strumenti che permettano di fare alcun tipo di previsione di questo genere.

Nella zona di Norcia le scosse da agosto a novembre sono state oltre 18mila e le strutture in questa zona non sono state danneggiate solo perché ricostruite negli anni ’90 dopo i terremoti.
L’“effetto domino” quindi non sembra essersi arrestato e le scosse non è dato sapere fin quando continueranno.

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