Tasi 2014: divorziati, separati, coniuge assegnatario e non. Le differenze con l’Imu e le indicazioni del Mef

Valentina Brazioli

26 Settembre 2014 - 10:00

Tasi 2014, per i divorziati e i separati valgono le stesse regole stabilite per l’Imu? La vecchia imposta municipale unica, infatti, non era un tributo a carico del coniuge non assegnatario. Cambia qualcosa con la tassa sui servizi indivisibili? Ecco le indicazioni del Mef.

Tasi 2014: divorziati, separati, coniuge assegnatario e non. Le differenze con l’Imu e le indicazioni del Mef

Tasi 2014, con l’approssimarsi della scadenza del prossimo 16 ottobre i dubbi in merito alla nuova tassa sulla casa non sembrano destinati a esaurirsi in breve tempo. Tra i nodi più contestati, infatti, è spuntata in questi giorni la questione riguardante i cittadini divorziati o separati, al bivio tra chi è coniuge assegnatario e chi non lo è. Valgono le stesse regole stabilite con la vecchia Imu? Il Dipartimento Finanze del Mef ha già detto di sì, eppure alcuni esperti stanno già insinuando che questo tipo di interpretazione sia a dir poco forzata.

Coniuge non assegnatario: le differenze tra Tasi e Imu

La questione è piuttosto semplice: il coniuge non assegnatario della casa coniugale, in seguito a provvedimento di separazione o di divorzio, non è tenuto al pagamento dell’Imu, e così dovrebbe essere anche per la Tasi. Di conseguenza, anche se il Comune dove abita ha deliberato le apposite aliquote entro il 10 settembre, non dovrebbe recarsi alla cassa entro il 16 ottobre per versare l’acconto relativo alla nuova imposta sui servizi indivisibili. Ma le cose stanno proprio così? Come riporta il quotidiano economico Italia Oggi, in edicola lo scorso 24 settembre, la questione potrebbe non essere così semplice.

Rischio di contenziosi tra ex coniugi?

L’interpretazione più corretta della norma, secondo il giornale, sarebbe quella secondo la quale entrambi i coniugi – in caso di contitolarità dell’immobile – siano tenuti al versamento dell’imposta. Il coniuge che occupa l’immobile, invece, dovrebbe pagare solo una quota del tributo, ovvero nella misura che varia dal 10 fino al 30 per cento (a seconda delle scelte emanate dal singolo Comune). Insomma, una pulce nell’orecchio di non poco conto, soprattutto tra due ex coniugi, che rischia di scatenare accesi diverbi, forse persino legali: a differenza dell’Imu, infatti, la disciplina della Tasi non prevede un’apposita norma sull’argomento.

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