Svezia in rivolta: il modello nordico vacilla?

Federica Agostini

24 Maggio 2013 - 16:13

Svezia in rivolta: il modello nordico vacilla?

Con tasso di crescita superiore alla media Europea ed uno di disoccupazione al di sotto dei livelli UE, l’economia della Svezia è spesso considerata come il "top" d’Europa. Tuttavia, il paese la cui economia si fonda sulle esportazioni è stato colpito duramente dalla crisi dell’Eurozona, anche se la forte domanda nazionale e la disciplina fiscale nazionale hanno impedito che alla Svezia toccassero le stesse sorti di altri paesi europei.

Sorprende dunque sapere che negli ultimi giorni il paese è stato impegnato nel tentativo di frenare una protesta nata per le strade della capitale, in maniera molto simile a quanto accaduto di recente a Parigi e Londra.

Il modello scandinavo è più comunemente associato alle politiche progressiste, come i papà che stanno a casa. Decisamente meno con le macchine date alle fiamme o le scuole occupate.

Spiega David Lea, analista per la Western Europe at Control Risks: "ci sono aree di reddito inferiore e povere a livello immobiliare a Malmo e Stoccolma, dove cose di questo genere possono accadere".

Vacilla il modello nordico?

La Svezia ha un tasso di disoccupazione superiore a quanto ci si possa aspettare ed ha visto l’arrivo di numerosi immigrati e richieste di asilo negli ultimi anni. Il tasso di disoccupazione a marzo raggiungeva l’8.4%, inferiore al totale UE del 10.9% e al 12.1% dell’Eurozona.

Ma nel primo trimestre del 2013 la disoccupazione giovanile, tra i 15 ed i 24 anni ha raggiunto il 27%, come riportato dalla Nordea Markets Research. Secondo l’istituto:

Fatta eccezione per gli studenti a tempo pieno, la disoccupazione giovanile arriva al 14% della forza lavoro e al 6% della popolazione in quella fascia di età. Il secondo dato è particolarmente basso rispetto alla media internazionale, ma decisamente superiore alla media del mercato del lavoro svedese.

Dal 2006, con il primo ministro Fredrik Reinfeld, la Svezia ha iniziato a perdere parte di quel forte welfare sociale di cui godeva in precedenza. Reinfeld è salito al potere ponendo fine ad un governo socialdemocratico di lunga data e promettendo di risolvere il sistema di welfare. Da allora, egli ha tagliato le imposte sul reddito e frenato i benefici.

Nel tempo, dunque, l’economia svedese è andata normalizzandosi con quella Europea e Andreas Jonsson della Nordea spiega come la percezione della Svezia come un ibrido a metà tra capitalismo e socialismo sia ormai superata.
Dice Jonsson alla Cnbc: "non si può saltare subito alle conclusioni, ma bisogna riconoscere che il sistema di welfare è meno generoso oggi."

Questo cambiamento graduale nella struttura della società svedese, spiega Jonsson, rappresenta diverse sfide e, sicuramente, il tentativo di integrare gli immigrati nel sistema lavoro non ha avuto successo.

Secondo l’analista, infatti, il salario minimo elevato sarebbe una delle cause dell’alta disoccupazione giovanile perché in questo modo si è creato un divario tra le competenze richieste e quelle in realtà possedute. Il lavoro manifatturiero, ad esempio, tipicamente associato ad un lavoratore immigrato con scarse competenze, è andato diminuendo nel tempo.

Infine, conclude Jonsson, il taglio sui posti di lavoro nelle aziende manifatturiere del 2009, quando la Svezia viveva un momento di rallentamento economico, non torneranno indietro. Si direbbe, dunque, che il modello nordico di perfezione abbia iniziato a vacillare assieme ai colleghi Europei. Parleremo presto di crisi?

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