Svezia e Finlandia stanno distruggendo le foreste in Europa (ma nessuno ne parla)

Chiara Ridolfi

22/07/2020

22/07/2020 - 13:14

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Uno studio italiano mostra come, per salvare il pianeta dai gas serra, si stiano creando danni enormi al patrimonio boschivo europeo. Svezia e Finlandia sono tra i principali imputati di questo processo di deterioramento.

Svezia e Finlandia stanno distruggendo le foreste in Europa (ma nessuno ne parla)

In Europa si sta consumando un tragico paradosso che vede, con l’aumento della domanda dei carburanti ecologici, la diminuzione della capacità di assorbimento di carbonio da parte delle foreste.
La scoperta (pubblicata sulla rivista Nature) arriva da un team italiano dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che, grazie a dati satellitari, è riuscito mostrare un quadro chiaro, sebbene tragico, della situazione.

A creare maggiori problemi al patrimonio boschivo e alla sua capacità di assorbire gas serra sono due Paesi da sempre in prima linea per la salvaguardia dell’ambiente: Svezia e Finlandia. Il gruppo di ricercatori ha infatti notato che in Europa, dal 2011 al 2015 e poi dal 2016 al 2018, è aumentata la superficie di quelle che vengono denominate «aree di raccolta». Il termine indica le zone della foresta adibite all’abbattimento degli alberi e che successivamente vengono ripopolate, mediante l’inserimento di nuovi esemplari. In queste aree quindi è possibile abbattere alberi anziani, a patto che se ne piantino poi lo stesso quantitativo giovane.

Nel periodo di monitoraggio proprio quest’area è aumentata del 50% passando da 0,76 milioni di ettari a 1,13 milioni di ettari e metà dell’aumento di quest’area di raccolta si è concentrato proprio in Svezia e Finlandia.
La maggiore estensione delle aree di raccolta si è resa necessaria per la crescente richiesta di carburanti ecologici, molti dei quali sono prodotti proprio dalla biomassa legnosa. Questo incremento è da ricondurre alla strategia dell’UE sulla bioeconomia, che ha promosso l’uso delle risorse forestali per l’energia, un’idea che è stata un successo dal punto di vista economico, ma che comporta anche dei costi dal punto di vista ecologico.

Difatti aumentando la zona di raccolta si è notato che si diminuisce la capacità di assorbimento del carbonio dall’atmosfera, dal momento che gli alberi appena piantati non hanno la stessa capacità di assorbimento degli esemplari più anziani che vengono invece abbattuti.
Si consuma così un paradosso tragico che vede, con l’aumentare della richiesta e dell’utilizzo dei carburanti ecologici a biomassa anche la diminuzione della capacità di assorbimento delle emissioni da parte del patrimonio boschivo. La zona di raccolta della foresta, essendo popolata di alberi più giovani e più piccoli, perde quindi la sua forza, diminuendo pian piano la sua capacità di assorbimento.

L’Ue dovrà fare attenzione a stabilire delle norme ben precise e a non creare contraddizioni con le sue prossime mosse. Per fare un esempio di queste contraddizioni possiamo prendere in esame proprio il Green New Deal che prevede di trasformare il 30% delle aree boschive (compresi gli alberi più anziani) in zone protette entro il 2030, idea che non sarà applicabile (soprattutto per gli alberi più anziani) se si continuerà con questi ritmi di raccolta forestale.
Soprattutto questo obiettivo non sarà utile allo scopo se Svezia e Finlandia continueranno ad estendere la loro zona di raccolta, portando così le foreste a diventare sempre più giovani e con inferiore capacità di assorbimento delle emissioni.

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