Superbonus 110%: lo Stato cambia le regole in corsa e i cittadini perdono migliaia di euro

Simone Micocci

09/02/2022

09/02/2022 - 15:29

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Le nuove regole sul Superbonus 110% decise dallo Stato stanno penalizzando imprese e cittadini. Ecco il racconto di un nostro lettore che ci spiega cosa sta succedendo.

Superbonus 110%: lo Stato cambia le regole in corsa e i cittadini perdono migliaia di euro

Il Superbonus doveva essere una grande opportunità per il mercato dell’edilizia: ad oggi, però, questo si è trasformato in incubo per tutte quelle famiglie - e imprese - che si sono fidate della “garanzia” statale decidendo d’investire nell’acquisto di un immobile da ristrutturare approfittando di cessione del credito e sconto in fattura per limitare i costi.

Tuttavia, oggi il “mercato” del Superbonus è bloccato - o quasi - a causa delle ultime novità introdotte dal Decreto sostegni ter, il quale ha limitato la cessione del credito a una sola volta. Tant’è che molte banche si stanno tirando indietro, rinunciando alle acquisizioni dei crediti maturati dalle imprese edili (quelle che hanno acconsentito allo sconto diretto in fattura) e da quei cittadini che invece hanno deciso di cedere direttamente il loro credito, pagando quindi di tasca loro i lavori (con la garanzia però di recuperare il tutto in un secondo momento).

Sono diversi gli istituti di credito che in questi giorni hanno “congelato” le pratiche di cessione del credito: a Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti, negli ultimi giorni si è aggiunto anche Banco Bpm il quale ha comunicato la sospensione di acquisto dei crediti fiscali sui lavori edilizi.

Abbiamo già avuto modo di vedere come un tale blocco si ripercuote sulle imprese edili, tanto che ce ne sono alcune che rischiano il fallimento nel caso in cui non dovessero riuscire a trovare una banca disposta ad acquisire il credito maturato nel cassetto fiscale.

Ma questa situazione sta creando non pochi disagi anche ai cittadini, i quali sperano che la politica intervenga al più presto per poter sbloccare questa situazione.

Superbonus: così i privati cittadini ci stanno rimettendo

È arrivata in redazione la segnalazione di un nostro lettore che ci racconta la sua esperienza - per adesso negativa - avuta con il Superbonus 110%.

Questo, dopo essersi informato per bene sul funzionamento del Superbonus e degli altri bonus per la casa oggi in vigore, ha ritenuto conveniente l’acquisto di un immobile, “alquanto fatiscente”, da ristrutturare approfittando dell’opportunità dello sconto in fattura.

Ci siamo fidati dello Stato, e ci siamo mossi come vuole la normativa”, scrive il nostro lettore che tuttavia preferisce mantenere l’anonimato. Questo, infatti, si è subito rivolto a un architetto esperto nelle pratiche di ristrutturazione edilizia, il quale - dopo aver valutato la fattibilità dell’intervento - lo ha messo in contatto con un’impresa edile disposta a farsi carico del lavoro a zero euro, o quasi, accettando lo sconto in fattura.

A questo punto l’architetto ha fatto tutti i rilevamenti del caso ed ha seguito ogni passaggio voluto dalla normativa. “Abbiamo concordato un preventivo di spesa di 150 mila euro, ma che grazie a superbonus, sismabonus, ecobonus 50%, bonus facciate, ci avrebbe richiesto un esborso di appena 20mila euro, un investimento che ci potevamo assolutamente permettere”.

Tuttavia, già verso dicembre c’è stato il primo stop visto che architetto e impresa hanno deciso di procedere con calma una volta avuta la garanzia che per il Superbonus era arrivata la proroga per tutto il 2022, senza alcun limite di ISEE. “D’altronde non c’era motivo per affrettare le cose e rischiare di commettere qualche errore di valutazione che avrebbe potuto compromettere l’accesso al bonus”.

Un rallentamento che tuttavia sembra sia stato fatale:

“Proprio a pochi giorni dall’avvio dei lavori, l’impresa ci ha detto che per il momento non vuole iniziare visto che la sua banca ha deciso di sospendere le operazioni di acquisizione del credito fino a quando non saranno chiari gli sviluppi normativi”.

Un duro colpo, anche perché “se non completiamo il 30% dei lavori entro la fine di giugno rischiamo di dover rinunciare al Superbonus”.

In questi giorni, racconta il nostro lettore, l’impresa è alla ricerca di un’altra banca - o di un altro istituto di credito - disposto ad acquisire il credito. Diversamente, questa non accetterà lo sconto in fattura e “chiede a noi di muoverci per trovare un’alternativa”.

Nel peggiore dei casi, quindi, “rischiamo di trovarci con un immobile fatiscente che senza la garanzia di un Superbonus sarà difficile da rivendere così com’è, fermo restando che oggi non abbiamo la possibilità economica per sobbarcarci di un investimento di altri 150 mila euro per la ristrutturazione”.

“Rischiamo, dunque, di pagare le conseguenze per quello che molti potrebbero definire un investimento azzardato, ma che noi invece avevamo valutato al meglio, tra l’altro dopo aver ascoltato il parere positivo di diversi esperti del settore, i quali ci avevano assicurato che non c’era problema nell’accedere ai bonus ristrutturazione per quel determinato immobile.”

Il nostro problema è che ci siamo fidati dello Stato”, conclude polemicamente il lettore, per il quale l’unica speranza è che la situazione possa sbloccarsi il prima possibile così da poter finalmente avviare i lavori di ristrutturazione.

Superbonus: cosa farà la politica?

Anche dalla maggioranza non mancano le pressioni al Governo Draghi affinché la norma del Decreto sostegni ter che limita a una sola volta la cessione del credito possa essere rivista.

Le opzioni sono due:

  • una modifica in fase di conversione parlamentare del decreto, operazione che tuttavia richiederà fino a due mesi. E in quel caso il rischio è che si arrivi troppo tardi per far sì che il 30% dei lavori possa essere completato entro la fine di giugno;
  • una modifica con un decreto ad hoc che dovrebbe arrivare già la prossima settimana, come assicurato dal Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli. La possibilità, ad esempio, è quella per cui potrebbero essere autorizzate fino a due cessioni del credito.

Una cosa è certa, in qualche modo bisognerà intervenire se non si vuole penalizzare tutti quegli onesti cittadini che sul Superbonus hanno fatto affidamento esponendosi - anche economicamente - per sfruttare legalmente questa possibilità così da rendere al meglio un loro investimento.

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