Sull’Italia un fardello di €43 miliardi. Una bomba pronta a esplodere?

Flavia Provenzani

31 Ottobre 2019 - 10:35

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Sul futuro dell’Italia aleggia minaccioso un fardello di 43 miliardi di euro. A tanto ammontano le clausole di salvaguardia IVA per il 2021 e 2022.

Sull’Italia un fardello di €43 miliardi. Una bomba pronta a esplodere?

Sul futuro dell’Italia, prossimo e remoto, incombe un pesante fardello che in molti, oggi, sembrano aver dimenticato.

43 miliardi di euro di clausole di salvaguardia sull’IVA, che rischiano di ostacolare ancor di più la gestione delle casse dello Stato nel 2021 e 2022. 43 miliardi da trovare, a necessario discapito delle politiche di sostegno dell’occupazione e della crescita economia italiana.

Quali scenari si aprono? Le clausole di salvaguardia pur di non aumentare l’IVA, con il loro valore di 43 miliardi, pongono una minaccia concreta al nostro Paese?

43 miliardi o aumento dell’IVA: una bomba pronta a esplodere

Come sottolineato recentemente da Il Sole 24 Ore, in un’analisi a firma di Dino Pesole, la recente manovra di bilancio dedicata al 2020 ha ridotto le clausole di salvaguardia per il 2021 e 2022, rispettivamente a 18,4 miliardi (dai precedenti 28,8 miliardi) e a 25 miliardi (dai precedenti 29 miliardi).

L’operazione è stata possibile grazie a un aumento del deficit di 14,4 miliardi di euro, a parziale copertura delle clausole IVA da disinnescare, del valore di 23,1 miliardi, che ha portato a un opportuno ricalcolo del peso da distribuire negli anni successivi, pur di evitare l’aumento di 3 punti percentuali sull’IVA che sarebbe scattato con l’arrivo del prossimo anno.

Continuare ad aggiustare un vaso che si è già rotto più volte nel corso del tempo è molto difficile e getta un’ombra scura sul futuro della politica di bilancio italiana.

Quale futuro per le clausole di salvaguardia?

L’Europa ci chiede di trovare le coperture recuperandole, man mano, sempre più sui consumi piuttosto che sul lavoro, un’indicazione decisamente difficile da seguire se ci si trova in un contesto in cui l’attività economico-produttiva è in rallentamento.

Il tutto pur di non aumentare l’IVA, un fardello pesante non solo sul fronte economico, ma soprattutto su quello politico. Chi mai vorrà prendersi la responsabilità di essere l’artefice del tanto odiato e temuto aumento?

Una possibile soluzione utile a disinnescare le clausole di salvaguardia risiede in un’opera di nuovo smistamento dei beni ai quali vengono applicate le diverse aliquote dell’IVA, ad oggi 4%, 10% e 22%. Proposta nella prima bozza dell’ultima manovra, l’idea è stata bocciata con estrema semplicità.

Fino a dove si spingerà l’attuale governo e i successivi pur di non aumentare l’IVA? Fino a quando non si farà altro che ingigantire pericolosamente l’ipoteca sul futuro economico e finanziario dell’Italia?

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