Giornata molto negativa per la sterlina, che paga a caro prezzo l’aumento del rischio Brexit dopo la presa di posizione anti-europea del sindaco di Londra. Cable sfiora 1,40 ai minimi dal 2009
E’ stato un Black Monday quello odierno per la sterlina sui mercati valutari. La moneta britannica ha subito pesanti perdite contro dollaro, euro, yen e altre valute di paesi sviluppati, a seguito delle dichiarazioni del sindaco di Londra, Boris Johnson, che si è detto favorevole all’uscita del Regno Unito dall’Europa. In vista del referendum sulla permanenza del paese nell’UE, atteso per il prossimo 23 giugno, il rischio “Brexit” inizia a farsi davvero concreto, considerando anche che la posizione anti-Bruxelles di Johnson potrebbe spingere molti indecisi a votare a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa.
Johnson è molto popolare tra i londinesi e viene anche considerato il più probabile successore di David Cameron alla guida del partito conservatore. Le parole di Johnson non sono passate inosservate sui mercati internazionali, tanto che il pound ha rapidamente perso terreno nei confronti delle valute più importanti. Sul forex il tasso di cambio Sterlina/Dollaro è crollaro sui minimi da quasi 7 anni a 1,4057, riuscendo poi a effettuare un rimbalzo tecnico su base intraday. Non va escluso che possa esserci un nuovo sell-off nei prossimi giorni, con discesa della quotazione fin sotto la soglia psicologica di 1,40.
Il cross Euro/Sterlina, invece, è volato fino in area 0,7840, anche se poi l’ascesa si è ridimensionata nel corso delle ore a causa della debolezza della moneta unica a seguito della pubblicazione di market mover negativi. Attualmente il cross EUR/GBP quota poco sotto 0,78. Il tasso di cambio Sterlina/Yen è sceso fino a 159,12, ai minimi da metà novembre 2013. Qui il calo dovrebbe proseguire ancora nei prossimi giorni, probabilmente fino a 155 – 154,50. Intanto sul rischio Brexit si è espresso anche il premier Cameron, secondo il quale Londra sarebbe più debole fuori dall’Ue. Il premier britannico ritiene che il Regno Unito farebbe un “salto nel buio”, con rischi per la sicurezza economica e nazionale.
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