Silvio Berlusconi è indagato nel procedimento per le stragi di mafia

Alessandro Cipolla - Isabella Policarpio

25/09/2019

Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Firenze nel procedimento per le stragi mafiose del 1993: nel processo d’appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia dove è imputato Marcello Dell’Utri, l’ex premier ora potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.

Silvio Berlusconi è indagato nel procedimento per le stragi di mafia

Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Firenze nel procedimento per le stragi mafiose, nel fascicolo riguardante quelli che sarebbero i mandanti “mandanti oscuri” degli attentati del 1993.

La nota è stata presentata dagli avvocati del leader azzurro e non da quelli di Marcello Dell’Utri, coinvolto a Palermo nel processo d’appello alla cosiddetta trattativa Stato-mafia, che volevano conoscere la veste giuridica del proprio assistito.

Il tutto nasce dalla richiesta dei legali di Marcello Dell’Utri che Silvio Berlusconi, chiamato a testimoniare il prossimo 3 ottobre, possa deporre al processo in cui è coinvolto l’ex senatore di Forza Italia: essendo indagato per reato connesso, l’ex premier ora potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.

La Procura in passato aveva ottenuto la riapertura delle indagini sulle stragi, predisponendo così nuovi accertamenti in merito alle bombe che scoppiarono a Firenze, Milano e Roma.

Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri già in passato erano stati indagati per le stragi di mafia del 1993, ma successivamente le loro posizioni vennero archiviate. La riapertura delle indagini fu decisa dopo le intercettazioni del boss Giuseppe Graviano, che parlava di Berlusconi come uno dei mandanti degli attentati.

Berlusconi indagato per mafia, perché può avvalersi della facoltà di non rispondere

La notizia che Berlusconi potrà avvalersi in giudizio della facoltà di non rispondere è stata un duro colpo per Miranda Dell’Utri, moglie dell’ex Senatore.

L’ex Premier infatti era stato citato a deporre proprio dai difensori di quest’ultimo nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia; Coppi e Ghedini avevano chiesto alla Corte d’Assise di Palermo se Berlusconi sarebbe stato sentito in qualità di indagato di reato connesso oppure di testimone.

La questione è stata risolta dagli stessi avvocati: con l’iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati, il leader di Forza Italia potrà scegliere se testimoniare o avvalersi della facoltà di non rispondere, decisione che gli sarebbe stata preclusa se fosse entrato in processo in qualità di testimone.

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