Con l’Irs a 30 anni sui massimi, il mercato sconta tassi futuri più elevati, spingendo i mutui fissi più in alto e aumentando il costo complessivo dei prestiti.
Chi oggi firma un mutuo a tasso fisso potrebbe non accorgersene subito guardando la rata. Ma su 25 anni, quella scelta può costare anche 15.000 euro in più.
Negli ultimi mesi il mutuo a tasso fisso ha ricominciato a muoversi nella direzione sbagliata, non perché la Bce abbia rialzato i tassi, ma perché il mercato sta iniziando a scontare uno scenario diverso, più complesso, che guarda già oltre il 2026. Il messaggio implicito è chiaro. I tagli potrebbero fermarsi, l’inflazione potrebbe non essere definitivamente domata e, più avanti, i tassi potrebbero tornare a salire.
È questo il contesto in cui l’Irs a 30 anni, il parametro chiave per i mutui a tasso fisso, è tornato sui massimi dal 2011. Questo si traduce in costi più elevati. Per le banche, in primis. E per i mutuatari, che si trovano davanti offerte meno convenienti rispetto a pochi mesi fa. [...]
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