Scivolone Bitcoin, -9% in un giorno. Dalla Cina una nuova stretta

Pierandrea Ferrari

21/06/2021

21/06/2021 - 16:59

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Bitcoin torna a scambiare poco sopra i 30.000 dollari dopo che la Cina ha ordinato di estendere la sospensione al mining anche all’area di Sichuan (ma c’è anche il richiamo all’ordine agli istituti finanziari).

Scivolone Bitcoin, -9% in un giorno. Dalla Cina una nuova stretta

Non c’è pace per il Bitcoin. Una settimana fa Elon Musk aveva tentato di innescare una nuova ondata di buy a colpi di tweet, dicendosi favorevole ad un reintegro della divisa tra i metodi di pagamento di Tesla. Giravolta che sul momento aveva favorito un allungo oltre la soglia psicologica dei 40.000 dollari, seguito però da diverse sedute di storni.

E oggi, in apertura di settimana, la crypto ha steccato di nuovo, incassando in poche ore un -9% a 32.506 dollari. A pesare, ancora una volta, le notizie che arrivano dalla Cina, con i vertici di Pechino che continuano a soffocare miners e crypto-investitori.

Scivolone Bitcoin, -9% in un giorno. Dalla Cina una nuova stretta

Nelle ultime ore, infatti, il Dragone ha deciso di estendere anche all’area di Sichuan l’ordine di sospensione del mining. La Cina, come noto, è il primo paese al mondo per token estratti, e il giro di vite del Governo centrale sta accendendo più di un interrogativo sulle sorti future del segmento cripto-valutario. Secondo gli osservatori internazionali è probabile un esodo dei miners, con il Texas che, per via dei bassi costi dell’energia, appare come la destinazione naturale dei futuri crypto-migranti.

La Cina punta il dito contro gli sperperi dei super computer utilizzati per le estrazioni, sebbene alcuni studi recenti indichino come una parte consistente di energia (circa il 39%) derivi in realtà da fonti rinnovabili. Al punto che anche Musk, nell’ultima settimana, è tornato a strizzare l’occhio al Bitcoin. Ma da Pechino tengono dritta la barra, anche perché alcuni dati sul dispendio di energia elettrica di BTC&Co. - si parla di un consumo superiore a quello della Finlandia o della Svizzera - sono fondamentalmente incompatibili con gli obiettivi governativi di neutralità rispetto al clima.

Stop anche alle transazioni in criptovaluta

L’area di Sichuan si unisce così alla regione dello Xinjiang e alle provincie di Qinghai e Yunnan, dove i miners erano già stati banditi nelle scorse settimane. Ma quella cinese è una stretta senza quartiere, e non punta solo l’industria del mining: oggi alcune delle maggiori banche cinesi e il servizio di pagamenti elettronici Alipay, recependo le indicazioni della Pboc, hanno annunciato che bloccheranno tutte le transazioni in criptovaluta effettuate dai conti dei loro clienti.

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