Scandalo in MPS: Draghi e Bankitalia sapevano della crisi da anni

Flavia Provenzani

3 Novembre 2017 - 17:58

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La Banca d’Italia e l’allora direttore Mario Draghi da anni sapevano del buco di MPS, come riportato dalle fonti di Bloomberg.

Scandalo in MPS: Draghi e Bankitalia sapevano della crisi da anni

Banca d’Italia sapeva da tempo delle perdite di Banca Monte dei Paschi di Siena, un buco quasi 400 milioni di euro, almeno due anni prima che venissero informati i pubblici ministeri e avviata l’inchiesta, come rivelato da Bloomberg.

Un documento datato 2010 e firmato Banca d’Italia, al tempo sotto la guida dell’attuale presidente della BCE Mario Draghi, rivela che gli ispettori addetti alla vigilanza sapevano bene che l’operazione strutturata in Btp creata con Deutsche Bank era frutto di un’intesa strategica di MPS con la banca tedesca.

Monte Paschi era in rosso di 370 milioni di euro a causa di Santorini (contenitore di derivarti sul titolo di Intesa Sanpaolo) nel dicembre del 2008. Il nuovo derivato registrò un guadagno dall’ammontare simili, e consentì di distribuire le perdite sul lungo termine.

Il report segreto, che porta come data “17 settembre 2010”, testimonia che Bankitalia era consapevole che scegliendo di non esporre il trade al fair value Monte Paschi evitava così di portare a bilancio un rosso catastrofico. Se la banca avesse utilizzato una valutazione del mark-to-market nel quarto trimestre del 2008, la crisi creditizia sarebbe uscita alla luce, con le relative gravi conseguenze che ne sarebbero derivate.

Bankitalia e Draghi conoscevano le “manipolazioni di mercato” di MPS

Deutsche Bank e gli ex dirigenti della banca tedesca di allora sono sotto processo a Milano insieme al Monte Paschi, con l’accusa di manipolazione del mercato e falso in bilancio. In un’audizione del 3 ottobre, l’avvocato degli ex dipendenti Giuseppe Iannaccone ha presentato il documento del 2010 della banca centrale italiana come parte della sua difesa.
Iannaccone ha chiamato in udienza anche gli ispettori della banca centrale italiana e chiesto come sia stato possibile che le transazioni siano potute sembrare come se le perdite fossero scomparse.

Iannaccone ha chiesto ad un funzionario della banca centrale se la Banca d’Italia sapesse che la perdita era stata compensata.

«È corretto», ha risposto Mauro Parascandolo, funzionario di Bankitalia. Alla domanda se la Banca d’Italia avesse iniziato ad indagare o stesse valutando di presentare una denuncia contro MPS dopo le sue ispezioni, Parascandolo ha risposto: «No».

Un portavoce di Banca d’Italia ha scritto a Bloomberg via email che l’ipotesi di cosa fosse al corrente la banca centrale nel 2010 è chiaramente «una posizione presa dagli imputati nel caso». Lo stesso non ha potuto commentare ulteriormente perché il processo è ancora in corso. Iannaccone e i portavoce di MPS e Deutsche Bank rifiutano di commentare.

I nodi vengono al pettine

Il trade del 2008, che né MPS né i regolatori resero pubblico, è venuto alla luce quando Bloomberg News ha riportato le prove di quanto accaduto nel gennaio 2013. L’operazione ha solamente posticipato il raggiungimento dei nodi al pettine, e le perdite del Monte Paschi non hanno fatto altro che accumularsi. Due salvataggi da parte dello Stato, nel 2009 e nel 2013, non sono stati abbastanza data la forte erosione del capitale da parte dei crediti deteriorati, il che ha spinto il governo italiano a nazionalizzare la banca quest’anno.

A partire dal 2008 i contribuenti e gli investitori italiani hanno dovuto sborsare oltre 8 miliardi di euro per salvare il Monte Paschi, la banca più antica del mondo.
La Banca d’Italia ha affermato che le sue ispezioni del 2010 non rivelarono niente a proposito di Santorini che richiedesse di avvisare i pubblici ministeri o di imporre delle sanzioni, secondo un report pubblicato dalla banca centrale nel gennaio 2013.

Al contrario, le indagini al tempo si concentrarono sull’effetto il trade aveva avuto sulla liquidità di Monte Paschi. Bankitalia chiese report quotidiani alla banca.

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