Dopo anni di rialzi super, il 2016 potrebbe essere l’anno del consolidamento per l’indice S&P500 che però dovrebbe continuare a quotare in prossimità dei massimi storici
L’anno in corso sta per chiudersi con un rialzo minimo per l’indice azionario statunitense S&P500, che però a maggio scorso era riuscito ad aggiornare i massimi più alti di sempre in area 2.130 punti. Da allora la quotazione ha vissuto una serie di alti e bassi, che ha registrato un picco di volatilità nella seconda metà di agosto quando l’indice crollò di oltre dieci punti percentuali in meno di una settimana. Seppur faticando molto, l’indice S&P500 è riuscito a riportarsi nuovamente sopra i 2.000 punti e poco distante dai precedenti record assoluti.
Ad ogni modo, allargando l’orizzonte temporale di riferimento agli ultimi due anni, l’indice azionario più rappresentativo di Wall Street è riuscito a guadagnare il 65% circa, mentre dai bottom di area 670 di inizio 2009 il rally diventa al dir poco straordinario tanto da mostrare una clamorosa performance superiore al 200%. Cosa accadrà ora nel 2016? Considerando il boom degli ultimi 6-7 anni, l’indice rischia di essere coinvolto in una bolla speculativa? Come reagirà nel medio periodo alle attese di nuovi rialzi dei tassi di interesse da parte della FED?
Gli interrogativi per gli investitori sono davvero tanti, ma secondo le principali banche d’affari nel 2016 l’indice S&P500 continuerà a quotare intorno ai massimi storici o addirittura riuscirà ad aggiornarli migliorando ulteriormente rispetto ai top precedenti. Gli esperti di Barclays e Merrill Lynch si aspettano una salita fino a 2.200, mentre Goldman Sachs ritiene possa esserci una performance minima fino a 2.100 punti. In particolare, la banca newyorkese considera Europa e Giappone meglio posizionate sul fronte dell’investimento azionario. Alla UBS, invece, il target per il prossimo anno è a 2.275, mentre Société Générale è molto più cauta tanto da prospettare addirittura un ritorno a 1.750 a fine 2018.
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