Mosca sta affrontando la peggiore crisi degli ultimi 16 anni. Secondo gli esperti esiste il rischio di crisi valutaria, ma non ci sarà il default sul debito come avvenuto nel ’98
La Russia sta affrontando una difficile fase economico-finanziaria, complice le forti tensioni geopolitiche in Ucraina che hanno spinto l’Occidente a formalizzare una serie di sanzioni commerciali che stanno colpendo pesantemente l’economia di Mosca. I deflussi di capitali continuano ad aumentare e il rublo non accenna a fermare la caduta.
Il tasso di cambio USDRUB ha aggiornato i record storici oltre 40, spingendo la banca centrale russa ad aumentare la banda di oscillazione del rublo contro il paniere euro-dollari a 44,85. Inoltre martedì scorso il governatore Elvira Nabiullina ha dato il via libera a una vendita di 1,4 miliardi di dollari per frenare la discesa, portando a quasi 2 miliardi l’entità degli interventi a mercati aperti a ottobre.
Queste forti vendite di riserve in valuta estera si sommano ai 40 miliardi di dollari già utilizzati da maggio scorso. Tuttavia l’ammontare delle riserve valutarie resta ingente: 457 miliardi di dollari. Solo Cina e Giappone dispongono di somme maggiori.
Gli investitori internazionali temono che possa scoppiare comunque una crisi valutaria, considerando anche che molte imprese russe dovranno onorare debiti in valuta estera per oltre 57 miliardi di dollari nei prossimi tre mesi. A complicare il quadro per il paese c’è poi la stagnazione economica e il rischio di crisi finanziaria, a causa delle minori entrate fiscali provocate dalla caduta dei prezzi del petrolio.
I bond russi hanno un rating BBB- assegnato da Standard & Poor’s, ovvero solo un notch sopra il livello “spazzatura” (junk). Lo spread dei bond russi denominati in dollari con i Treasuries americani è di 340 punti base. Si tratta di un valore molto distante dai 1.800 punti raggiunti durante la grave crisi finanziaria del 1998, quando Mosca fu costretta a dichiarare default sul debito sovrano.
Oggi, nonostante la crisi che sta attraversando il paese, gli investitori non credono a questa possibilità anche perché le riserve valutarie sono 57 volte superiori a quelle di 16 anni fa. Mosca, però, deve fare attenzione al pericolo di stagflazione prolungata, visto che l’inflazione nel paese è schizzata all’8% per effetto del crollo del rublo.
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